Di nani, predicatori, ballerini, comici e Sanremo
Si è concluso il Festival di Sanremo. È finita la guerra (mediatica), si celebra un podio tutto al femminile. Immagini nelle pupille e suoni nei padiglioni auricolari, è stato un evento che ha celebrato l’inadeguatezza maschile, si vedano i pessimi Morandi e Celentano, l’ossimoro vivente del sonnambulo sovraeccitato Papaleo e infine i cantanti che non hanno ricevuto alcun riconoscimento.
Ma è stato anche un evento che ha sancito un dato significativo: gli italiani si sono stufati di sentire le prediche di invasati, di pagliacci o di comici improvvisati.
Abbiamo inoltre scoperto che, almeno a certi livelli, la permalosità sembra essere un pre-requisito fondamentale per sfondare nel mondo dello spettacolo.
Solo così si spiega l’assurdo discorso di Adriano Celentano di ieri sera, che potrebbe essere sintetizzato con pochi, infantili, pensieri: “Dite le bugie. Ho ragione io. E se mi criticate siete brutti sporchi e cattivi. Gne gne“.
La punta del cattivo gusto è stata raggiunta nel momento in cui il molleggiato ha voluto specificare che i giornali non li censurerebbe mai.
Assolutamente. Però rimaneggiarne l’impostazione… Un brivido è corso lungo la schiena di chi ricorda una certa vicenda riguardante un certo Silvio B. e un certo Giornale.
Ancora una volta si è assistito a una critica contro i giornali cattolici, rei di interessarsi di politica ed economia, quando invece dovrebbero far rivivere sulle loro pagine la figura di Gesù. Il Cristo di Celentano, che lui e lui solo conosce intimamente (stando alle sue parole) è stato protagonista di un farneticante aneddoto, in cui sarebbe stato tradito da Giuda per biechi scopi consumistici.
Una piccola riflessione: voler determinare di cosa debba occuparsi un organo di stampa, delegittimandolo agli occhi del pubblico (a lui vicino, secondo Adriano, ma in realtà fischiante e recalcitrante) è fascismo. FASCISMO CULTURALE. Né più né meno.
Lungi da me difendere la Chiesa e le sue posizioni, ma di cosa dovrebbe occuparsi un giornalista cattolico se non della politica e dell’economia, ovvero i due elementi che in questo momento storico delineano e informano la vita delle persone? Celentano pensa davvero che esista una vita dello Spirito svincolata dalle condizioni materiali in cui si è immersi? La giusta predica del prete dovrebbe rievocare la parabola del figliuol prodigo e dimenticarsi del pensionato che non arriva a fine mese? Dovrebbe evitare di commentare le scelte del Governo? Ce lo spieghi, magari un’altra volta, in mondovisione, attraverso una delle canzoni incluse nel suo ultimo album (eh sì, le condizioni materiali).
Viene da pensare che l’isolamento cui è sottoposto il cantante non gli abbia fatto bene: il pubblico, le persone che vivono nel mondo reale, che hanno dei problemi concreti, non credono più ai Savonarola con il drink in mano. (Sia chiaro: diffidate anche di questo articolo, ve ne prego!)
Stendiamo un velo pietoso su Luca & Paolo, che non trovano di meglio che rispondere alla critiche ricevute imbastendo una preghierina permalosetta in cui si invoca la discesa del senso dell’umorismo. Tristi pagliacci. E non parliamo di make up.
Quousque tandem abutere, Sanremo, patientia nostra?
LINK UTILI
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