La vita e bella, Casotto e Un borghese piccolo piccolo i suoi capolavori
Simbolica era stata la sua assenza durante la cerimonia di premiazione dei David di Donatello di quest’anno, quando erano stati Roberto Benigni e Nicola Piovani a ritirare il premio alla carriera dedicatogli.
Vincenzo Cerami non aveva potuto partecipare all’evento, in quanto le sue condizioni di salute non gli avevano permesso di essere presente. Oggi purtroppo è arrivata la notizia che non avremmo voluto riportare: lo sceneggiatore, drammaturgo e romanziere non ce l’ha fatta e a 72 anni è morto dopo una lunga malattia nella sua casa di Roma.
Proprio nella capitale era nato nel 1940 da una famiglia di origini siciliane. Un incontro fatale gli avrebbe indicato la via: quello con Pier Paolo Pasolini, insegnante nella scuola media in cui studiava al tempo. Con il grande intellettuale si stabilì un’amicizia importante che lo influenzò profondamente e gli diede modo di entrare a far parte del mondo del cinema. Nel 1965 debuttò infatti come aiuto regista sul set di Comizi d’amore; la collaborazione continuò poi in Uccellacci e uccellini e La Terra vista dalla Luna.
Nel 1967 firmò la sua prima sceneggiatura: si trattava del western El Desperado, un genere che avrebbe frequentato negli anni immediatamente successivi. Il grande salto di qualità avvenne però grazie alla pubblicazione del suo primo romanzo nel 1976, quel Un borghese piccolo piccolo che ottenne grande notorietà tanto da catturare l’attenzione di Mario Monicelli, il quale assoldò Cerami per il suo capolavoro, ricordato per la grande prova drammatica di Alberto Sordi.
La pellicola segnò il tramonto di un’epoca, quella della commedia all’italiana, proprio attraverso il ribaltamento del ruolo tipico del suo interprete più famoso e apprezzato.
Nel 1977 scrisse Casotto, memorabile opera di Sergio Citti che sarebbe stata omaggiata nel 2010 dal figlio Matteo Cerami con il suo esordio Tutti al mare, un remake aggiornato alla società contemporanea.
I grandi registi non mancano nella carriera del Nostro: con Marco Bellocchio firmò Salto nel vuoto e Gli occhi, la bocca, con Citti Il minestrone e Mortacci, tenne a battesimo il debutto di Gianni Amelio, Colpire al cuore e lo seguì anche in Porte aperte, collaborò con Francesco Nuti in Tutta colpa del Paradiso e Stregati e lavorò proficuamente con Giuseppe Bertolucci in Segreti segreti e I cammelli.
Negli ultimi anni il nome di Cerami si era poi legato indissolubilmente alle opere cinematografiche di Roberto Benigni: Johnny Stecchino, Il mostro, La vita è bella, Pinocchio, La tigre e la neve. Con La vita è bella era stato addirittura candidato all’Oscar per la migliore sceneggiatura. L’ironia surreale e stralunata esibita in questi film è poi stata messa in atto anche negli exploit su grande schermo di Antonio Albanese: suoi gli script di Uomo d’acqua dolce, La fame e la sete e Il nostro matrimonio è in crisi.
Ci lascia così uno, se non lo scrittore, che più è riuscito a donare lustro internazionale all’Italia del cinema: se il film di Benigni è conosciuto in tutto il globo e viene apprezzato in decine di lingue diverse buona parte del merito è proprio sua.
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