Transformers 3, la recensione: disastrosa noia con robot

Recensione in anteprima di Transformers 3. Che Megan Fox abbia avuto ragione a lasciare il progetto? Scopriamolo su Blogosfere Spettacoli

Michael Bay l’ha fatto ancora.

Ha nuovamente sovvertito tutte le aspettative che erano state create attorno al suo ultimo film, Transformers 3: (Dark of the Moon è il sottotitolo originale), in uscita mercoledì 29 giugno in Italia.

Si chiedeva a gran voce maggiore presenza degli esseri meccanici che danno il nome alla saga? La loro presenza è piuttosto sparuta, il film si concentra sugli esseri umani e i loro drammi.

Si immaginava come un frenetico quale Bay avrebbe usato il 3D? Normalmente, si nota davvero in pochissime occasioni e rende solo meno facile decifrare le (poche) coreografie che coinvolgono i Transformer.

Ci si chiedeva come Rosie Huntington-Whiteley avrebbe sostituito la defezionaria Megan Fox? Egregiamente, se si fa riferimento alla bellezza e allo sfoggio di pelle nuda. Malamente, se si considera anche la personalità e le capacità recitative.

Ma vediamo un po’ la storia, ampiamente introdotta da un lunghissimo prologo: la guerra che ha devastato Cybertron, il pianeta meccanico dei Transformer, ha costretto Sentinel Prime, capo degli Autobot – i buoni, a imbarcarsi su una nave spaziale, l’Arca, a mò di scialuppa di salvataggio, portando con sé un potente dispositivo. Fortuna vuole che il suo approdo sia avvenuto proprio sulla Luna. A questo punto prende l’avvio tutto un piccolo riassunto di ossessioni cospirazioniste: lo sbarco degli americani come tentativo di capire se esistano altre forme di vita, il ritrovamento del relitto spaziale, la guerra fredda giocata attorno a questo evento eccezionale.

Tornati ai giorni nostri ritroviamo Sam Witwicky (Shia LaBeouf), inspiegabilmente fidanzato ancora una volta con una super sventola, Carly Miller (la già citata Rosie Huntington-Whiteley), che è in cerca di un lavoro, dopo aver salvato la Terra per ben due volte. Il suo cammino incrocerà nuovamente quello di Optimus Prime e degli Autobot, in quest’occasione in lotta contro i Decepticon per il controllo dell’arma finale che potrebbe segnare la fine del pianeta.

I più attenti avranno capito dalla mia introduzione la valutazione finale del film, ma esplicitiamo i vari elementi della pellicola.

Il film, molto più che nei precedenti capitoli, punta molto sulle vicende dei singoli personaggi, nonostante la svolta semi-apocalittica presa nel finale. Questa scelta potrebbe non essere così azzardata, se sceneggiatore e regista non fossero incapaci di interessare il pubblico alla storia personale degli uomini.

Assistiamo quindi ad una sfilata di eroi, Sam, Carly e i vari soldatini, senza che realmente ci si raccapezzi sulle loro motivazioni, che non siano l’Amore con la A maiuscola e il Patriottismo, per lo meno questo visualizzato attraverso le solite 10-15 inquadrature di militari su tramonto infuocato e i frequenti sventolamenti di bandiere americane. Se non altro, essendo la loro azione più rilevante rispetto al passato, le molte sequenze di dialogo e progettazione di piani non sono totalmente inutili.

C’è poi la “linea comica” e in questo campo gli ospiti eccellenti si sprecano. Dal ritorno di John Turturro, all’utilizzo di Ken Jeong (dagli appassionati conosciuto come il senor Chang della serie tv Community), per passare ai due capi fuori di testa John Malkovich e Frances Mcdormand, la carne al fuoco non è poca. Peccato che le battute davvero buone siano poche e le altre affoghino nella prevedibilità.

Il versante action, quello per cui si stacca il biglietto al cinema, in realtà è piuttosto povero: dei 156 minuti del film al massimo una ventina sono dedicati ai combattimenti tra Transformer, spettacolari al solito, piuttosto ben coreografati e finalmente comprensibili nella loro interezza, attraverso giusti e calibrati rallenty e studiati pianisequenza.

Il resto però, oltre che all’esposizione della storia, è dedicato all’inserimento degli umani in un contesto di guerra aperta di dimensioni colossali, con frequentissime divagazioni da disaster movie su palazzi che crollano, o vengono fatti a pezzi, persone che cadono da altezze vertiginose e tutto l’armamentario caro a film come 2012 o L’alba del giorno dopo. Una noia micidiale, tenendo conto che queste sequenze sono lunghissime e rallentano l’azione, già limitata all’inverosimile.

Alla fine ci si ritrova con la bava alla bocca di fronte agli scontri conclusivi tra buoni e cattivi, in un’attesa che purtroppo è rimasta frustrata per la maggior parte del film: Michael Bay ha voluto imprimere una svolta catastrofica alla saga, ma forse avrebbe dovuto limitarsi a fare bene ciò di cui è capace, ovvero premere forte il pulsante dell’iperbole visiva.

Peccato, sarà per il (scontato, prevedibile, sicuro) quarto capitolo!

Scritto da Style24.it Unit

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