22/12/2002 – 22/12/2012: 10 anni senza il frontman dei Clash. Ricordi sparsi di un’anima clashiana.
Dieci anni fa il mondo perdeva una persona straordinaria: un mito, sia in campo musicale che in campo sociale. Per colpa di un infarto, improvviso e inaspettato, Joe Strummer ci lasciava per sempre.
Purtroppo non ho avuto la fortuna di verderlo dal vivo, perchè con i Mescaleros, la sua ultima band, è passato in Italia nel 1999.
Non sono andata al concerto, vuoi perchè ero piccola, vuoi che forse allora non avrei comunque potuto capire la sua musica.
Perchè i Clash, e Joe in primo luogo, sono complessi, e non riesci a capirli ad un primo ascolto. Ti serve una certa maturità per lasciare che entrino nelle tue corde. Ma se riescono a passarti dentro, non ti abbandonano più.
La loro carica ‘combat’, la loro ideologia, i loro insegnamenti per la vita, universali ed eterni.
L’accoglienza verso tutti, l’attenzione nei confronti di chi è più debole (la questione degli immigrati ad esempio, che ritorna spesso nella discografia della band), e la voglia di cambiare il mondo – che persone come Mick Jones o Paul Simonon portano ancora avanti, uno con la Justice Tonight Band e l’altro all’arrembaggio con Greenpeace ad esempio.
Se guardiamo una pellicola come “The Future is Unwritten”, il documentario di Julien Temple del 2007, si può capire come Joe ci abbia insegnato moltissimo e quanto ancora avrebbe potuto insegnarci.
‘Il futuro non è scritto’ diceva: che a ben pensarci non è soltanto una massima, ma una vera filosofia di vita.
Il nostro compito oggi è quello di portare avanti la sua memoria, con un grande abbraccio punk rock che arriva fino agli estremi della terra. Proprio come avrebbe voluto, e come sta cercando di fare la fondazione – fondata dalla sua famiglia – che porta il suo nome: Strummerville. Perchè la musica può essere davvero un’ancora di salvezza in questo mondo allo sfascio.



