Tarantino a cuore aperto
Cinematograficamente parlando Quentin Tarantino è l’uomo del momento, anche più di Steven Spielberg che ha portato in sala il suo Lincoln.
La versione revisionista dello schiavismo americano, quel Django Unchained che qui su Spettacoli 2.0 abbiamo trovato un film minore della sua ottima produzione, è attualmente in testa al botteghino italiano ed è sicuramente tra i titoli più dibattuti di questi giorni.
Molto interessante, per esempio, la recente rivelazione dell’esistenza di una versione uncut della pellicola, che potrebbe vedere la luce in un prossimo futuro e che ammassa ben 5 ore di girato.
Secondo le indiscrezioni in questa nuova edizione verrebbero approfonditi il rapporto tra lo schiavo di casa Stephen e Django e la storia di Broomhilda e anche l’interlocutoria fase finale troverebbe una propria compiutezza.
Ma l’uscita al cinema del candidato agli Oscar Django Unchained è anche l’occasione per riscoprire il Tarantino più intimo, che sulle pagine di Max in uscita il 7 febbraio racconta le proprie ossessioni e la sua formazione.
Si parla dei suoi gusti in fatto di donne e non si può non parlare dell’ormai celebre e celebrato feticismo per i piedi, di cui troviamo un esempio in tutte le sue opere: “Vedere una donna fumare è un godimento: i gesti, la bocca, la posizione e la direzione del fumo… Molto sensuale. Tutti poi sanno che adoro i piedi: la pianta e le dita (soprattutto i mignoli) mi fanno impazzire.
Vado pazzo per quelli di Mira Sorvino. Ho un debole per chi mi fa ridere e per chi conosce tante lingue.”
E poi dei suoi esordi, durante i quali ho dovuto dire qualche bugia a fin di bene (visti i risultati eccelelnti): “A 19 anni lavoravo in un videostore di Manhattan Beach a Los Angeles e la sera mi facevo 40 km in autobus pur di andare a scuola di recitazione […] Nel mio curriculum mi sono inventato ruoli in King Lear di Godard (tanto a Hollywood nessuno lo conosceva) e Zombie di Romero perché assomigliavo a uno dei motociclisti.
”
Un’infanzia divisa tra due figure paterne di diverso peso, la sua: “Al mio patrigno devo il gusto per l’oziare davanti alla tv. Farsi di birra alle 11 del mattino mentre guardi Hitchcock non ha prezzo. Così mi sono innamorato del cinema! Il mio vero padre si chiama Anthony Tarantino, era attore, regista, pilota, schermidore, ballerino, cintura nera di karate, musicista… Capito perché mia madre ha divorziato da lui?! Non lo vedevamo mai.”
L’amore per il cinema e la musica diventa anche ossessione che travalica il pure e semplice hobby, raggiungendo quantità disumane: “Ho 40mila dvd e 5mila dischi. In gran parte colonne sonore, che raccolgo da quando ero bambino. Sono catalogati dalla A alla Z e in categorie, come Spaghetti Western, Polizieschi, Blaxploitation, film epici, musica anni Sessanta e Settanta.”
E infine un’altra lista, forse la più importante, costituita dai film preferiti e dai miti cinematografici di tutti i tempi: “Fight Club, Shaun of the Dead (L’alba dei morti dementi in Italia, Ndr) Team America, Unbreakable, Boogie Nights e Dogville. Tra gli italiani, Profondo Rosso di Dario Argento e Paura nella città dei morti viventi di Lucio Fulci.
Robert Mitchum e Steve McQueen, ‘The Man’ per eccellenza; Hitchcock per l’intelligenza; Gregory Peck per quanto era sofisticato. Tra i contemporanei Tim Roth, John Travolta, Samuel Jackson, Brad Pitt. Uma Thurman è la mia musa. Lamberto Bava, Sergio Leone,Eric Rohmer, Richard Linklater, Paul Thomas Anderson e Howard Hawks i miei registi preferiti“.



