Un genio o un grande bluff? Forse nessuno dei due…
Come forse sapranno i nostri lettori più fedeli, qui su Spettacoli 2.0 ci piace essere controversi e in genere andare controcorrente. Personalmente mi trovo sempre molto a disagio quando qualcuno è d’accordo con me, perché provo poi la sensazione di aver proferito qualche banalità facilmente condivisibile.
Dovendo quindi celebrare l’anniversario dei 50 anni di uno dei personaggi più influenti e importanti del mondo del cinema, Quentin Tarantino, mi sono detto che non sarebbe stato il caso di scrivere il classico necrologio ancora in vita che si tiene in caldo per queste occasioni.
Vorrei quindi proporre una lista di ragioni semiserie per le quali il profeta del pulp cinematografico dovrebbe essere ridimensionato o, se proprio siete concordi al 100% con me (per favore non fatemi di questi scherzi), addirittura odiato.
– Quentin Tarantino ha riportato in auge generi impropriamente definiti minori che al 90% sono costituiti da pellicole di scarso valore, dimenticabili senza troppi patemi. È un discorso che si potrebbe fare per qualsiasi etichetta cinematografica, ma il fanatismo che ha accolto l’opera del regista ha causato obbrobri come la celebrazione della commedia sexy italiana durante una delle recenti edizioni del Festival di Venezia, per non parlare poi della sopravvalutazione di opere che dovrebbero godere dell’affetto di autentici appassionati e non di quello improprio e ipocrita dei turisti dell’ultima ora.
– Tarantino è un gran furbo, perché di tutte queste carabattole dimenticate ha preso quel poco che si può considerare autenticamente compiuto o valido, prendendosene poi il merito. Lungi dal voler sminuire l’abilità tecnica e la poetica del cineasta (la prima per nulla comune, la seconda precisa e coerente), tuttavia la sensazione di trovarsi dinanzi a un riciclatore a volte è forte.
– Tarantino è un regista in affanno che forse ha già dato il meglio di sé, come testimonierebbe la sua volontà di lasciare presto il posto dietro la macchina da presa.
Certo, non è un motivo per odiarlo, ma magari per ridimensionarlo sì. I suoi ultimi tre film Grindhouse: A prova di morte, Bastardi senza gloria e Django Unchained mostrano infatti che l’ispirazione del genio non è più quella di un tempo. La seconda metà del progetto Grindhouse, di sicuro un’operazione teorica di un certo peso, se si escludono un paio di scene clamorose legate agli incidenti stradali è praticamente il nulla inframmezzato da conversazioni infinite; Bastardi senza gloria, di sicuro il più amato del trio, si appoggia su facili giochini di attesa e di costruzione della tensione, come evidenza l’efficace ma molto scontata scena d’apertura (tuttavia bisogna ammettere che viene salvato da una trama che si poggia sulla bella storia di Shoshanna per conferire epos a una linea narrativa di banali massacri); di Django Unchained invece abbiamo discusso recentemente per cui non c’è bisogno di dilungarsi, ma in sintesi si tratta di una versione depotenziata del film bellico precedente senza la fine costruzione drammaturgica.
– Non che sia colpa sua, ma ogni volta che qualcuno propone un misto di violenza, citazionismo, dialoghi cool e ironia spunta fuori il termine “tarantinata”. E si sa che i capobranco non stanno simpatici a nessuno. Men che meno ai blogger in vena di polemica gratuita.
– Neanche questa è colpa sua, almeno non direttamente, ma la proliferazione malevola di centinaia e centinaia di epigoni che per rendersi belli ai nostri occhi fanno finta di rigare le pellicola, di avere un budget striminzito, e che copiano sequenze di misconosciuti filmacci italo-cinesi degli anni 70 è ormai insostenibile. Ricordiamoci che brutture come Machete sono direttamente influenzate dal successo ricavata dalla pur lodevole vena postmoderna di Quentin (che, Grindhouse a parte, a poco a che vedere con tutto ciò, in effetti).
Scandalizzati? Offesi? Scriveteci il vostro parere nei commenti, sempre nella piena consapevolezza che qui si è voluto un po’ giocare a ribaltare il culto della personalità che oramai avvolge l’autore di Pulp Fiction (che sia sempre maledetto per aver soffiato la Palma d’oro a Film Rosso), Le iene e Kill Bill.
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