Consiglio per il weekend: i Muppet non vi stimolano, non vi va di spendere qualche euro extra per il 3D di Hugo Cabret e di Millennium ne avete piene le scatole? Andate a vedere Polisse
Vincitore della Palma d’Oro del pubblico e della critica a Cannes, Polisse è il terzo lungometraggio di Maiwenn Le Besco, regista, attrice (era la cantante aliena blu nel Quinto elemento) ed ex di Luc Besson.
Un discreto curriculum, insomma, per una donna che è anche piuttosto affascinante – di una bellezza inquietante – e, tocca dirlo dopo aver visto il film in questione, discretamente dotata in campo cinematografico.
Polisse racconta la vita della Squadra protezione minore di Parigi, ovvero la polizia incaricata di tutti i casi riguardanti minorenni. Il film non prevede un vero e proprio sviluppo narrativo ma adotta una sorta di stile documentaristico-realistico, organizzando il materiale filmico come una serie di quadretti, degli squarci, della quotidianità degli agenti di polizia.
Intendiamoci, il film è scritto da cima a fondo, non c’è nulla di casuale nella messa in scena, e gli attori principali sono tutti dei seri professionisti (estremamente dotati, tra l’altro); inoltre facendo un po’ di attenzione, si può notare che tra un caso e l’altro di cui spesso non si conosce neanche la soluzione le vicende dei protagonisti subiscono un’evoluzione, anche in maniera abbastanza sotterranea.
Lo stile adottato da Maiwenn, però, è accuratamente calibrato in modo da dare l’impressione allo spettatore di trovarsi davvero davanti a un documentario: in primo luogo attaverso il personaggio di Melissa (interpretata dalla regista), una fotografa che funge da osservatore esterno che sta preparando un reportage sul reparto, e che inizia ad avere un rapporto sentimentale con Fred, il ribelle della squadra; e quindi attraverso l’uso di dialoghi molto realistici, spesso sparati a velocità fulminanti, che sembrano essere presi direttamente dai verbali della polizia (e in molti casi è davvero avvenuto così).
Il montaggio del film affastella situazioni diverse senza soluzione di continuità, dipingendo tonalità che attraversano completamente lo spettro emotivo e passando dal comico al tragico senza avvertenze: la credibilità di questa operazione riposa tutta sulle spalle degli attori (Karin Viard, Joeystarr, Marina Foïs, Nicolas Duvauchelle, e un camero del nostro Scamarcio), che vivono in maniera autentica sulla propria pelle gli sconquassi emotivi che ogni giorno devono subire gli agenti preposti a vedere violenze e a dover separare i genitori dai loro bambini.
Purtroppo Polisse è un film che esprime molto del suo valore anche attraverso la parola e la sua espressione orale: il doppiaggio, per quanto buono possa essere, non riuscirà mai a restituire l’immediatezza dei dialoghi e le sfumature colloquiali del francese medio (essendo anche l’italiano una lingua essenzialmente letteraria). Il consiglio, quindi, è quello di cercare nelle vostre città una sala che lo proietti in lingua originale. Ne guadagnerete.
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