Chi era Marcel Duchamp: tutto sull’artista del XX secolo

Marcel Duchamp e il successo nel XX secolo come grande artista contemporaneo.

Nasce con Marcel Duchamp l’idea dei ready-made, oggetti che vengono trasformati in opere d’arte quando privati della loro funzione utilitaristica. Un concetto geniale e d’avanguardia che ha reso l’artista uno dei più importanti del secolo scorso. 

Chi era Marcel Duchamp 

Henri-Robert-Marcel Duchamp (Blainville-Crevon, 28 luglio 1887 – Neuilly-sur-Seine, 2 ottobre 1968) è stato un artista francese. Cresce in una famiglia composta da padre incisore e pittore, sorella pittrice, fratello incisore e un altro pittore e incisore. Si appasiona quindi anch’egli a questo settore creando anche amicizie importanti, come quella con l’artista Man Ray. Successivamente fonda la Society of Independet Artists insieme a Katherine Dreier e Walter Arensberg.

Chi era Marcel Duchamp

Nel 1918 decide di trasferisci a Buenos Aires per qualche anno, per poi tornare a Parigi cinque anni con la volontà di dedicarsi interamente ad una sua grande passione: gli scacchi. Dopo anni come capitano della squadra olimpica francese, si stabilisce in maniera definitiva a New York dove incontra l’amore della sua vita e si dedica alla produzione artistica. 

Marcel Duchamp e la produzione artistica

Della sua produzione artistica si ricordano numerose opere molto diverse tra loro. Inizialmente subisce infatti l’influenza della corrente impressionista per poi inserirsi nel movimento cubista e futurista grazie ad uno studio attento del movimento.

Si ricordano di questo periodo “Nudo che scende le scale” , “Il passaggio dalla vergine alla sposa”, “Sposa” e “La sposa messa a nudo dagli scapoli”. Ad ispirarlo in questa produzione vi è sicuramente lo studio di Eadweard Muybridge con i suoi esperimenti di cronofotografia

Chi era Marcel Duchamp

Le grandi opere di Marcel Duchamp

Tra le sue opere più note vi sono però sicuramente “L.H.O.O.Q.” nota anche come la Gioconda di Leonardo da Vinci a cui vengono aggiunti i baffi e “Il Grande Vetro”. Della sua produzione artistica scrive:

“Il futurismo era l’impressionismo del mondo meccanico. […] A me questo non interessava. […] Volevo far sì che la pittura servisse ai miei scopi e volevo allontanarmi dal suo lato fisico. A me interessavano le idee, non soltanto i prodotti visivi. Volevo riportare la pittura al servizio della mente […] Di fatto fino a cento anni fa tutta la pittura era stata letteraria o religiosa: era stata tutta al servizio della mente. Durante il secolo scorso questa caratteristica si era persa poco a poco. Quanto più fascino sensuale offriva un quadro – quanto più era animale – tanto più era apprezzato.”

Scritto da Alessandra Coman

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