Il mondo delle fiabe ultimamente sembra star vivendo una sorta di seconda giovinezza al cinema, come se la settima arte, da sempre alla ricerca di storie da raccontare, si fosse rivolta con particolare attenzione al racconto popolare per trovare ispirazione.
Il primo e più clamoroso esempio è quello del grande mito di Biancaneve, l’anno scorso portato su grande schermo in ben due versioni (una dal titolo omonimo, l’altra con l’aggiunta di un Cacciatore) la seconda delle quali ha avuto il demerito di aver fatto esplodere la coppia Kristen Stewart e Robert Pattinson.
Per la trasposizione della classica favola inglese Jack e la pianta di fagioli è stato chiamato il regista Bryan Singer (I soliti sospetti, i primi due X-Men, Superman Returns), che ha avuto il gravoso compito di trasformare una narrazione breve di stampo pedagogico in una grande e avventurosa epica fantasy.
La storia del film Il cacciatore di giganti, infatti, espande notevolmente il canovaccio classico. Il mondo degli uomini e quello dei giganti sono divisi e separati da passaggi sigillati sin da quando una colossale e antica guerra ha ricacciato i mostruosi esseri dalla Terra.
Il giovane contadino Jack (interpretato da Nicholas Hoult, lo zombie R di Warm Bodies) acquista innavertitamente dei fagioli magici e per errore riesce a far crescere una pianta gigante che permetterà alla razza malvagia e cannibale di reclamare con violenza inaudita i territori perduti da tempo.
Compito del ragazzo, oltre a quello di salvare la principessa Isabelle di cui si è innamorato (la Eleanor Tomlinson di Educazione siberiana), sarà quello di trovare un modo per sgominare le leggendarie creature, unendosi a una spedizione disperata capeggiata dal coraggioso e inamovibile soldato Elmont (Ewan McGregor).
