Del prossimo Festival di Sanremo ormai si sa tutto e di più, tranne ciò che davvero interessa agli italiani che poi se lo dovranno sorbire in tv (manco fosse un diritto/dovere come il voto – e la scansata coincidenza temporale potrebbe non essere casuale): farà schifo e potremo parlarne male? Ci saranno polemiche infinite sugli ospiti e le loro opinioni? Assisteremo a qualche scena trash da inserire negli annali della manifestazione?
La conduzione di Fabio Fazio, coadiuvato alla direzione musicale da Mauro Pagani, sembrerebbe suggerire un secco no a tutte queste domande.
La tv di qualità media dalle sfumature radical-chic-intellettuali-di-sinistra-ma-non-troppo cui siamo stati abituati in questi anni dovrebbe essere il modello sul quale si modellerà questo Festival della canzone italiana e il tono da salottino borghese sembra essere stato confermato anche dalla scelta degli ospiti (ormai la lista parrebbe ufficiale e semi-definitiva).
I nomi dei famigerati proclamatori – i protagonisti di quella pantomima triste durante la quale vengono balbettate inutilità atte a spiegare la loro presenza – includono personaggi della televisione e dello sport non particolarmente interessanti e privi di spunti degni di nota: salviamo Marco Alemanno, il compagno-partner-fidanzato-amante di Lucio Dalla (lo specifichiamo, non vorremmo usare certe perifrasi vergognose), Roberto Giacobbo se e solo se in fase delirante, e Carlo Cracco, anch’egli solo se un po’ imburberito.
Gli altri in effetti sono animali addomesticati da palcoscenico, blanditi già in partenza: Flavia Pennetta, Benedetta e Cristina Parodi, Ilaria D’Amico, Max Biagi e Eleonora Pedron, Ilaria Salvatori, Vincenzo Montella, Valeria Bilello, Jessica Rossi, Filippa Lagerbach, Martina Stella, Elisa Di Francisca, Arianna Errigo.
Gli ospiti non musicali che calcheranno le assi dell’Ariston portano invece una vena di sano sentimento nazional-popolare che non può mancare in questi casi: Roberto Baggio non ce lo ricordiamo di certo come un grande comunicatore, ma il popolo calcistico lo venera, mentre Bar Rafaeli e Bianca Balti sono le bonazze da sbandierare in barba alla spending review sulla quale vorrebbe ironizzare Luciana Littizzetto.
Da lei ci si attende qualche battuta politicamente scorretta, nonostante il clima da par condicio imperante, e non sarebbe un pregiudizio pensare che qualche polemica a riguardo sia già stata messa in conto da parte della direzione del Festival.
Stesse aspettative per i comici ospiti Claudio Bisio e Neri Marcorè, in grado se non altro di strappare qualche sorriso grazie al solido mestiere che tutti noi conosciamo e per i quali sono apprezzati. Di Beppe Fiorello invece non si sa bene cosa pensare: forse fa simpatia in quanto fratello di Rosario, forse viene stimato come attore di fiction e cinema, forse deve fare animazione per i più piccoli.
Decisamente intriganti invece gli ospiti musicali-artistici, che coniugano qualità e internazionalità non d’accatto: il cantautore brasiliano Caetano Veloso, il musicista folk-rock israeliano Asafa Avidan, il ballerino tedesco Lutz Foster e il grandissimo ed etereo Anthony (and the Johnsons) fanno ben sperare per degli attimi di autentico prestigio televisivo.
E poi c’è Carla Bruni, a ricordarci che in Francia si sta sempre meglio.
Ma d’altro canto questo è un Festival che punta molto sulle canzoni, ne sentiremo più o meno una settantina in vari formati, che vuole celebrare il bicentenario verdiano con la presenza di due conduttori d’orchestra affermati quali Daniel Barenboim e Daniel Harding e il cantante più pop che lirico Andrea Bocelli, e che prevede il doppio brano per i big, con un’idea che riprende quella dei due lati del vinile.
Anche il sistema di voto sembra essere stato studiato per non affidarsi troppo agli umori e alle simpatie (a volte fanatiche) del pubblico, dando una buona rilevanza alle scelte fatte dalla Giuria della stampa e da quella di Qualità, divisa tra personaggi noti del settore e appassionati (Eleonora Abbagnato, Stefano Bartezzaghi, Cecilia Chailly, Claudio Coccoluto, Serena Dandini, Paolo Giordano, Nicoletta Mantovani, Rita Marcotulli, Nicola Piovani, Carlo Verdone).
Infine impossibile non segnalare la svolta nostalgica, responsabilità certa di Fazio, costituita dalla serata Sanremo Story. Fare interpretare classici del Festival ai Big è una buona soluzione per saggiarne anche la versatilità, mentre la presenza di Al Bano (di solito ben poco disposto alla chiacchiera allegra e salottiera), Toto Cutugno e Ricchi e Poveri darà il colpo di grazia anche a tutti quei vecchietti che riusciranno a non addormentarsi dinanzi alla fluviale trasmissione.
Forse siamo stati troppo cattivi, è vero, ma come si dice…l’importante è che se ne parli! (Non volevo specificarlo, ma forse è meglio: si celiava)



