Un thriller metafisico in un panorama italiano dominato dalle commedie
Colonna portante del cinema italiano degli ultimi 40-50 anni, Giancarlo Giannini ritorna dietro la macchina da presa con questo Ti ho cercata in tutti i necrologi, sorta di noir psicologico che ricorda in parte lo spunto iniziale di La decima vittima, di Elio Petri (tratto a suo volta dal romanzo La settima vittima di Robert Sheckley, già portato su grande schermo altre volte).
Regista per la prima volta nel 1987 con Ternosecco, ma sopratutto interprete per grandissimi nomi del panorama tricolore e mondiale (ricordiamo le collaborazioni con Lina Wertmuller, Luchino Visconti, Mario Monicelli, Dino Risi, Rainer Werner Fassbinder, Tony Scott, Francis Ford Coppola), altrettanto prestigioso doppiatore di altri attori eccellenti, Giannini ha creduto fortemente in questo progetto tanto da arrivare a indossare l’onerosa veste del produttore.
Protagonista e regista, dunque, di una pellicola la cui realizzazione è stata accarezzata a lungo, al centro della quale c’è la figura di Nikita, italiano tuttofare trasferitosi in Canada, dove per sbarcare il lunario guida un carro funebre. Il suo sogno sarebbe quello di possedere una Mercedes e per concretizzarlo si impegna in sedute notturne di poker. Un giorno conosce e fa amicizia con un facoltoso sconosciuto che lo invita a una partita in una sperduta villa fuori Toronto.
Dapprima Nikita sembra vincere tutto, ma presto si ritrova sommerso da debiti che mai potrebbe pagare. Gli viene proposto così un patto terrificante: sarà la preda in una caccia all’uomo. Se riuscirà a sopravvivere per 20 minuti ai suoi creditori che, fucili alla mano, tenteranno di ucciderlo, il suo debito sarà estinto.
Nikita in effetti riesce a scampare alla morte, ma ormai il folle gioco è divenuto per lui un’ossessione: riuscirà l’incontro con una bella e giovane donna a salvarlo?



