Commedia napoletana su un argomento di stretta attualità
Una volta i pirati, almeno nell’immaginario comune, erano temibili individui (più o meno dotati di benda nera all’occhio, più o meno accompagnati da un pappagallo appollaiato sulla spalla) che avevano deciso di dedicarsi a una vita di avventure e scorrerie criminali solcando i mari alla ricerca di navi da depredare.
Adesso se pensiamo ai pirati ci vengono in mente ignoti luoghi del sudest asiatico o qualche costa africana lungo la quale agili vascelli motorizzati sono condotti da avanzi di galera armati di mitra.
Poi qualcuno confonde pescatori con pirati, ma quello è un altro discorso…
Sono un pirata sono un signore, nuova pellicola del partenopeo Eduardo Tartaglia, attore e regista teatrale di estrazione eduardiana, arriva proprio a portare una ventata di comicità napoletana su una questione piuttosto seria e drammatica, e ultimamente all’ordine del giorno.
Protagonisti della vicenda sono quattro Italiani, riuniti su una stessa barca ognuno con una motivazione differente: come nella più classica delle barzellette a sfondo regionale troviamo un professore universitario (Francesco Pannofino, l’indimenticabile Renè Ferretti di Boris) e la sua assistente (Giorgia Surina), entrambi in viaggio per ricerche di biologia marina commissionate da una università milanese; un marinaio di Napoli (Tartaglia stesso), in servizio presso una nave mercantile; e infine una parrucchiera (Veronica Mazza), anch’ella della città del Vesuvio, assunta come assistente personale da una anziana nobildonna in crociera.
L’eterogeneo gruppo è quindi vittima di un assalto da parte di un gruppo di pirati africani, i quali chiedono un ingente riscatto alle autorità italiane, facendo scoppiare inavvertitamente un caso diplomatico internazionale. Ma gli italiani all’estero, si sa, non riescono a non farsi riconoscere e con la loro simpatia riusciranno a farsi amici anche gli ostili pirati improvvisati…
