Alessandro Sallusti, dopo la violazione degli arresti domiciliari, viene portato in carcere a San Vittore. La sua scelta va apprezzata: consente di mostrare al mondo che in Italia, come nei peggiori regimi, la legge mette in galera i giornalisti
Alla fine Alessandro Sallusti ha ottenuto quello che voleva: dopo aver violato gli arresti domiciliari, essere stato prelevato dalla polizia questa mattina nella sede de Il Giornale e scortato a casa di Daniele Santanché, essere “evaso” una seconda volta, è finalmente finito a San Vittore. Qualcuno potrà pensare che l’atteggiamento del direttore del Giornale sia strumentale, che sia tutta una messa in scena per vestire i panni del paladino della libertà di stampa e diventare un caso nazionale (e forse non solo).
Non mi voglio esprimere su questo, a dir la verità non mi interessa. Non sono certo un fan del direttore de Il Giornale, su questo blog l’ho attaccato pesantemente più volte definendolo un cameriere di Berlusconi o pure peggio, ma questa volta credo che la sua battaglia sia giusta e condivisibile. La decisione di non accettare una scappatoia di comodo e da privilegiato, quella appunto di finire agli arresti domiciliari, ma di farsi chiudere in galera come prevede la normativa, consente di mostrare a tutto il mondo la vergogna della legislazione italiana sulla stampa. Norme che prevedono il carcere per i giornalisti (o i blogger, chiaramente) che scrivono la cosa sbagliata. E non importa quanto sbagliata possa essere, importa che sembriamo la Corea del Nord, rendiamocene conto!
LINK UTILI:
Sallusti carcere: domiciliari a casa di Daniela Santanché
Legge bavaglio, Pd e Udc duri: non faremo passare il testo
Ddl diffamzione Senato: c’è l’ok, Sallusti va in carcere