Una rinascita dal ritmo in levare
“Vogliono che faccia rap. Io non voglio fare rap, sono al top da quando ho iniziato. Ho fatto dei pezzi che non moriranno mai. Cos’altro posso fare nel mondo del rap?”
Sono queste le parole con cui Calvin Broadus Jr., noto nell’ambiente hip-hop come Snoop Dogg, 11 album in studio, 12 milioni di dischi venduti solo in America, innumerevoli partecipazioni cinematografiche (Training Day, Starsky & Hutch, Scary Movie 5 tra i tanti), ha annunciato il cambiamento epocale che l’ha portato a farsi ribattezzare Berhane (ovvero “la Luce”) e ad adottare il nuovo nome d’arte Snoop Lion.
Nella vita dell’artista è arrivata come un fulmine a ciel sereno la folgorazione per il reggae e per la cultura rastafari, che lo hanno trasformato in un uomo nuovo lontano anni luce da colui che aveva fatto dell’immagine da gangster e dal vocabolario di strada uno stile di vita.
Reincarnated (titolo anche del nuovo album pubblicato ad aprile, di chiara ispirazione reggae) è il documentario firmato da Andy Capper, global editor e direttore di VICE Films, in cui il musicista viene seguito nel suo mese di pellegrinaggio in Giamaica, terra natia dell’originale filosofia resa celebre da idoli della musica quali Peter Tosh e Bob Marley.
Difficile stabilire quanta parte del film, che verrà proiettato dal 20 al 22 maggio dal circuito The Space (qui una lista completa delle sale e delle località), sia reale esperienza di “reincarnazione artistico-esistenziale” e quanto invece sia lo spazio destinato allo spettacolo a uso e consumo di un pubblico che stava per dimenticarsi di Snoop Dogg, da oggi Lion.
La visione della pellicola potrebbe rispondere parzialmente a questo interrogativo, ma il dubbio permane, in un mondo in cui si adottano identità, religioni e filosofie come fossero capi d’abbigliamento.
