Rasputin, di Louis Nero: anteprima

Si è stati ieri alla Casa del Cinema di Roma alla proiezione stampa di Rasputin, ultima fatica del regista Louis Nero, famigerato per i suoi precedenti film, osteggiatissimi e detestati dalla critica: Golem, Pianosequenza, La rabbia, Hans.

Il cinema di Louis Nero, lo diciamo qui come brevissima introduzione, è proprio quello adatto ad essere attaccato sulle pagine de il Giornale (per dire, è il primo esempio di quotidiano populista e snob all’incontrario che mi è venuto in mente): occhialuto, fin troppo colto, farraginoso, dai ritmi elefantiaci, pretenzioso, pieno di sé e con velleità avanguardistiche. Per farmi capire ancora meglio: Fantozzi non avrebbe dovuto prendersela tanto con la Corazzata Potemkin (pellicola in realtà godibilissima) ma avrebbe fatto un favore all’umanità dando fuoco ai film di Nero, vero e proprio enfant terrible della cinematografia italiana (terribile che qualcuno lo finanzi in qualche modo).

E dunque, di che parla il film? Si tratta della cronaca dell’ultimo giorno di vita di Rasputin, il monaco, mistico russo, che esercitò un’influenza enorme sulla famiglia dell’ultimo zar Nicola II. “Cronaca”, ad essere sinceri, è un termine inappropriato, o almeno limitato, dato che l’obiettivo di Louis Nero è fornire allo spettatore, nell’ordine: un documentario sulla vita di Rasputin, un’apologia (non richiesta, non sembra proprio un personaggio che è risalito agli onori della cronaca), “un’esplorazione pittorica”, un saggio di occultismo e misticismo, una parabola esplicativa sulla figura stessa del regista.

Rasputin è odiato da tutti, in Russia, sopratutto dai nobili che vogliono farlo fuori: fatto uscire di casa con l’inganno, viene condotto in un appartamento nel quale verrà ucciso a suon di (molte) revolverate. Nel mezzo qualche flashback sui suoi miracoli e le testimonianze dei personaggi secondari (proprio come se fossero delle interviste) che raccontano quanto fosse incredibile la sua figura. E stop, fine del film.

Primo appunto: ci tengono tutti a dirci quale essere irripetibile sia stato il monaco; mai però che si veda qualcosa che ce lo faccia credere davvero anche a noi.

Secondo appunto: la recitazione ipnotica degli attori, nonché la dizione monotona e dilettantesca, da recita da saggio delle medie, non penso affatto voluta. Impatto sullo spettatore: tremendo, terribile, asfissiante, egli vuole morire assieme a Rasputin e aspetta con impazienza la morte del russo.

Terzo appunto, l’aspetto “pittorico”: Nero, prima della proiezione, invita a guardare il film, e le inquadrature, con estrema attenzione, allo stregua di quadri. Ora, mi chiedo: guardare cosa? La composizione delle scene è di una povertà assoluta, la fotografia vorrebbe richiamare atmosfere diverse ma quello che si nota, alla fine, è sempre un brutto digitale. Brutto, non sgranato, non granuloso, non misero per mancanza di denaro. Proprio brutto, in tutta la tristezza della banalità dell’aggettivo. Stendiamo un velo pietoso sui richiami ai film di Greenaway attraverso l’uso di inserti nell’inquadratura: a parte l’inutilità (primi piani, figurine che sorridono, calici di vino), sembra di vedere un vecchio filmato di quelli che si possono trovare nei musei più antichi, che commissionano questi video tanto per dare un tocco di multimedialità alla loro offerta, piuttosto che un film d’autore.

Il racconto allora si districa nella monotonia più totale, i fatti praticamente non esistono, mentre a noi tocca guardare le “inquadrature pittoriche” per minuti e minuti di intollerabile lentezza, mentre personaggi di cui non importa nulla, data la nulla caratterizzazione, snocciolano raccontini sulla vita del monaco.

Si parlava in precedenza di un aspetto autobiografico del film: Nero, evidentemente, pensa di essere una figura messianica quale è Rasputin nella sua opera. Considerato un pazzo, un folle, un presuntuoso e un incompetente dalla critica più dura e a lui sfavorevole, egli vuole mostrarci quanto sia profondo il proprio cinema, come si nutra di suggestioni esoteriche e misteriche, di una religiosità alternativa e più elevata, e come sappia parlare attraverso immagini.

Noi, per il poco che ne capiamo, questa volta stiamo dalla parte dei congiurati, attendendo e agognando il silenzio di Nero/Rasputin.

Scritto da Style24.it Unit

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