Modifiche alla legge sulla violenza sessuale: il consenso come nuova frontiera

Chiara Ferrari

Ex manager Unilever per la sostenibilità, oggi consulente ESG per multinazionali.

Condividi

Il 12 novembre segna una data storica per la legislazione italiana sulla violenza sessuale.

La Camera dei Deputati ha approvato un emendamento che modifica profondamente l’articolo 609-bis del codice penale, introducendo un concetto fondamentale: il consenso. Questo cambiamento rappresenta un passo significativo verso una maggiore tutela delle vittime di violenza sessuale, stabilendo che ogni atto sessuale deve avvenire solo con il consenso libero e attuale della persona coinvolta.

Il nuovo emendamento e il suo significato

L’emendamento, presentato dalla deputata Laura Boldrini, è stato accolto all’unanimità da tutte le forze politiche in un clima di collaborazione bipartisan.

La nuova norma stabilisce che chiunque compia o faccia compiere atti sessuali senza il consenso espresso della persona coinvolta rischia una reclusione da sei a dodici anni. Questo rappresenta un’evoluzione significativa rispetto alla legislazione precedente, che si concentrava principalmente sulla violenza fisica o sulla minaccia.

La definizione di consenso

Con l’approvazione della legge, il consenso assume un ruolo centrale nella definizione di violenza sessuale. Il nuovo testo chiarisce che per consenso si intende una libera manifestazione della volontà, che deve rimanere valida durante l’intero atto sessuale.

Inoltre, il consenso può essere revocato in qualsiasi momento, enfatizzando l’importanza della libertà di scelta in ogni fase del rapporto.

Un cambiamento atteso e necessario

Questa riforma legislativa si inserisce in un contesto più ampio di cambiamento culturale e normativo in Europa. Già in altri paesi come Francia, Spagna e Germania, il riconoscimento dell’assenza di consenso come elemento fondamentale per qualificare un atto sessuale come violenza è diventato legge.

La normativa italiana si allinea così a standard europei più elevati, contribuendo a creare un ambiente giuridico più sicuro per le donne e le persone vulnerabili.

Il contesto giuridico europeo

Il 29 ottobre scorso, il Parlamento francese ha approvato una normativa simile, stabilendo che ogni atto sessuale non consensuale debba essere considerato stupro. Questo è un segnale forte e un invito per altri paesi a seguire l’esempio. La Convenzione di Istanbul, ratificata dall’Italia, definisce chiaramente lo stupro come un atto sessuale privo di consenso, ponendo l’accento sulla necessità di proteggere i diritti delle vittime.

Le reazioni e le prospettive future

La notizia dell’approvazione dell’emendamento ha suscitato entusiasmo tra attiviste e giuriste, che hanno a lungo sostenuto la necessità di un cambiamento legislativo. Eugenia Roccella, ministra per la Natalità e le Pari Opportunità, ha sottolineato l’importanza di questo voto unanime come un segnale di unità nella lotta contro la violenza. La nuova legge non solo offre una maggiore protezione, ma rappresenta anche un cambiamento culturale significativo, in cui la voce e la volontà delle donne vengono finalmente riconosciute e rispettate.

Il futuro della legislazione sulla violenza

In vista dell’approvazione di ulteriori misure, come l’introduzione del reato di femminicidio e la formazione obbligatoria per i magistrati, il futuro sembra promettente. La sfida ora è garantire che queste nuove norme vengano applicate efficacemente, evitando che le vittime di violenza sessuale subiscano ulteriori traumi durante il processo legale. È essenziale che gli operatori della giustizia siano formati per riconoscere e rispettare il consenso, nella sua accezione più ampia.

Il cambiamento è finalmente in atto, e le aspettative sono alte per un’Italia che non tollera più la violenza e che pone il consenso al centro delle proprie leggi.