Ritorna nelle sale italiane il controverso tema dell’eutanasia
Ce la immaginiamo Valeria Golino, mentre sul set del suo primo film Miele dà indicazioni a tecnici e attori con la caratteristica voce roca che l’ha resa celebre in tutto il mondo.
L’interprete di Respiro, Rain Man, Giulia non esce la sera e La kryptonite nella borsa, ha infatti deciso di passare dall’altra parte della macchina da presa e, dopo una gavetta costituita dal cortometraggio Armandino e il Madre, si presenta al grande pubblico con questa pellicola che a breve rappresenterà l’Italia a Cannes, nella sezione Un Certain Regard.
A produrre il primo sforzo registico della Golino troviamo la Buena Onda, la società di proprietà di Riccardo Scamarcio, fidanzato ormai da ben 7 anni, il quale ha dichiarato di aver voluto essere parte in causa nella realizzazione del film non solo per ragioni affettive, ma anche per promuovere “un’idea di cinema originata da un’intuizione che non si impone di dover piacere per forza al grande pubblico“.
Protagonista della pellicola, che casualmente richiama Amour di Michael Haneke e Bella addormentata di Marco Bellocchio, è Irene – Miele (interpretata da Jasmine Trinca, vista recentemente in Un giorno devi andare), una ragazza che aiuta gli ammalati terminali a porre fine alle proprie sofferenze: nonostante sia molto ben pagata per dare la dolce morte a coloro che ne hanno bisogno vive la “professione” come una missione caritatevole.
Incapace di stare ferma, sempre in movimento per non pensare alla propria vita, preda di relazioni occasionali cui non riesce a dedicare la dovuta attenzione (Vinicio Marchioni e Libero De Rienzo), fa la spola tra il Messico e l’Italia fino a che i suoi servizi non vengono richiesti dall’ingegner Grimaldi (Carlo Cecchi), un uomo del tutto sano che desidera però porre fine alla sua esistenza, in piena libertà e autonomia. Attraverso un lungo dialogo con il nuovo “cliente” Irene metterà in discussione la propria identità e il destino che si è scelta.



