Ritorna Superman e questa volta ha imparato a infilare le mutande nei pantaloni!
Il cinecomic da oggi non è più solo Marvel, con i suoi Thor, Iron Man, Capitan America, Avengers, Spiderman, X-Men e compagnia supereroistica.
Certo, a voler essere precisi c’è da rilevare che forse la serie di film più stimati riguardante i protettori mascherati dell’umanità rimane ancora quello con protagonista Batman – Il cavaliere oscuro.
Ma la Dc Comics, la case editrice che detiene i diritti del personaggio, non gode della stessa popolarità e immediata riconoscibilità guadagnata dalla Casa delle Idee.
L’uomo d’acciaio, prima pellicola della moderna epoca dei cinecomic dedicata a Superman, potrebbe ribaltare o almeno ridimensionare questa disparità, tanto più che si sta lavorando alacremente a una trasposizione delle avventure della Justice League, sorta di contraltare DC del team Marvel degli Avengers.
Ma veniamo al nostro Uomo d’acciaio, uscito ieri nelle sale cinematografiche. Il film è diretto da Zack Snyder (regista di 300, Watchmen e Sucker Punch), prodotto da Christopher Nolan e scritto da David Goyer, già dietro le quinte della trilogia di Batman.
A costoro è stato quindi chiesto di far dimenticare al grande pubblico il flop del 2006 ad opera di Bryan Singer, che con il suo Superman Returns aveva paradossalmente tagliato le gambe a un vero ritorno del kryptoniano. Icona popolare, simbolo che ha superato tranquillamente le limitazioni del media su cui è nato, Clark Kent è da sempre stato il più grande dei supereroi per merito non solo dei poteri straordinari, quasi inesauribili, ma anche della sua missione messianica e delle connotazioni divine di cui la sua persona è sempre stata ammantata.
Il team dietro L’Uomo d’acciaio ha deciso di rinarrare le origini del figlio di Krypton mantendosi fedele alla tradizione, ma concentrandosi ulteriormente sul duplice rapporto padre-figlio (duplice perché terrestre e alieno) e sulla ricerca identitaria di un giovane Kent che deve accettare la propria natura e le proprie responsabilità.
Se dal punto di vista tecnico non c’è di che preoccuparsi – Snyder è infatti tra i registi più consapevoli del mezzo sulla piazza – anche il cast impiegato è d’eccezione: Henry Cavill veste i panni del protagonista, i Kent ovvero i genitori umani sono interpretatati da Kevin Costner e Diane Lane, Jor-El il padre biologico è Russell Crowe, Amy Adams è la futura compagna Lois Lane e Michael Shannon ha il ghigno malefico dell’antagonista, il Generale Zod, che chiede all’umanità di consegnare il suo protettore occulto, minacciando la distruzione del pianeta.
Ma quello di Superman è un cammino difficile, come sintetizza lo stesso cineasta: “Nel mondo dei supereroi, Superman è un personaggio senza compromessi che esiste per rappresentare il meglio che tutti noi possiamo essere. È perfetto, è colui per cui ci battiamo, un dio magico“.



