La Rai di Butti: una butt… anata?

La questione RAI-politica Š da sempre intricata, si sa. Dal momento che non voglio tediarvi, cercher• di essere sintetico. Un parlamentare PdL, Alessio Butti, ha presentato un “atto di indirizzo” che verr… discusso la prossima settimana in commissione di vigilanza. In questo atto, Butti vorrebbe modificare le regole dei talk show RAI. Ora, io non nego che i “postriboli televisivi” (cit.) esistano e che dei vari Derby Perpetui ne abbiam le tasche piene, per• i suggerimenti proposti mi sembrano alquanto curiosi.

Dice tra le altre cose Butti:

1) Tutti i partiti presenti in Parlamento devono trovare, in proporzione al loro consenso, opportuni spazi nelle trasmissioni di approfondimento giornalistico.

Ogni programma dovrebbe far partecipare tutti i partiti; ovviamente il partito di governo dovrebbe avere una maggior rappresentanza rispetto agli altri. In ogni talk show, quindi, dovrebbero esserci esponenti di PdL, Lega, Pd, Idv, Fli, Udc pi— magari Api, Radicali e Gruppo Misto. Se applicassimo questa regola ai programmi di cucina, in una puntata di La Prova del Cuoco dovrebbero partecipare non due, ma duecento tra cuochi, nutrizionisti ed esperti, la maggioranza dei quali mediterranei (cucina italiana). Teoricamente sarebbe anche legittimo, ma immaginatevi che caos: tempi lunghissimi, giganteschi pollai, confusione massima.

2) I conduttori devono essere non uno ma due, di diversa estrazione culturale.

Non si sarebbe pi— liberi di dare un’impronta ad alcun programma. Se applicassimo questa regola a programmi come Mistero (il cui stile Š di apertura al sovrannaturale) ci troveremmo a far co-condurre un ufologo ed uno scettico, con inoltre rappresentanti di ogni altro punto di vista, da Rosemary Altea a Margherita Hack (vedi regola 1). Se applicassimo questa regola alla letteratura, invece, ne Il Signore degli Anelli la storia dovrebbe essere raccontata *anche* dal punto di vista di Sauron. Ci trattano come bambini imbecilli, non in grado di scegliere cosa vedere e quale punto di vista ascoltare: se voglio guardare Floris Š perchŠ voglio ascoltare Floris; se voglio guardare Sgarbi Š perchŠ voglio ascoltare Sgarbi.

3) Al pubblico presente in studio sono vietate manifestazioni di consenso o di dissenso.

Niente contestazioni, fischi, applausi o standing-ovation. In pratica, niente pubblico. Se venisse applicata al Festival di Sanremo, non avremmo pi— occasione di gustarci le proteste degli astanti alla lettura delle (farlocche) classifiche. Posso capire la motivazione (paura che vi sia gente pagata per applaudire o fischiare), ma la strategia del silenzio totale mi sembra poco adeguata.

4) Si razionalizzi l’offerta delle trasmissioni di approfondimento giornalistico, allo scopo di evitare ridondanze e sovrapposizioni che possono rendere confusa l’offerta Rai. Ô opportuno, in linea generale, che i temi prevalenti – di attualit…, politica o cronaca – trattati da un programma non costituiscano oggetto di approfondimento di altri programmi, anche di altre Reti, almeno nell’arco degli otto giorni successivi alla loro messa in onda.

Se Vespa parlasse di Berlusconi luned, nessuno potrebbe pi— parlarne per tutta la settimana. Usando Blogosfere come esempio, se luned Teledicoio parlasse di Sanremo, tutti gli altri blog del network (Teleipnosi, Reality & Show, Festival, Messa In Scena, Format, ecc) dovrebbero evitare l’argomento per sette giorni. Illuminante, a tal proposito, il giudizio di Gianluigi Paragone, conduttore non-di-sinistra di L’Ultima Parola, che ha pi— o meno affermato: “E io cosa faccio, che vado in onda venerd notte? Parlo di calcio, cos impedisco alla Domenica Sportiva di dire la sua?”. Nient’altro da aggiungere.

(Nella foto, una RaiAishwarya – che ci piace).

Scritto da Style24.it Unit

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