Sciacquare i panni sporchi su Facebook…
Guai ad affidare a un personaggio pubblico uno strumento potenzialmente molto pericoloso come Facebook.
Molti vip di solito decidono di far gestire il proprio profilo a un team di specialisti, altri ancora lo usano con oculatezza a scopo promozionale o dialogando ogni tanto con i fan, e poi ci sono i maniaci della confessione che hanno scambiato il social network creato da Mark Zuckerberg per il lettino di uno psicoanalista.
A quest’ultima casistica appartiene senz’altro Gabriele Muccino, regista di film di discreto successo come L’ultimo bacio, Baciami ancora, Ricordati di me e Come te nessuno mai, che poi ha fatto fortuna in America grazie all’aiuto di Will Smith, il quale gli ha prodotto La ricerca della felicità e Sette anime.
L’ultima pellicola in ordine di tempo è stata invece Quello che so sull’amore, sostanzialmente spernacchiata sia negli USA che in Italia.
Proprio la difesa d’ufficio dell’opera, gravata da mille difficoltà, non compresa dal pubblico, ostacolata da una critica ostile e malevola è uno dei leit-motif del cineasta che in modo diretto o indiretto (si veda più sotto l’accenno ai tanti capolavori accolti con scetticismo dalla stampa) cerca di convincere i lettori della bontà della sua ispirazione.
Siamo però fermamente convinti che un professionista lasci parlare il suo lavoro, e non si debba perdere in inutili e patetiche precisazioni su quanto fatto (se non – caso limite – quando gli vengano richieste per studi accademici).
Ma passiamo oltre e veniamo all’altro utilizzo che Muccino fa di Facebook, ovvero lo sfogo personale da chiacchiera molesta da bar.
Come alcuni di voi ricorderanno Gabriele ha anche un fratello, Silvio, che purtroppo ha fatto recitare in alcuni dei suoi primi film, spesso e volentieri nel ruolo dell’adolescente disagiato e complessato (cosa che forse dice molto del loro rapporto). Il legame fraterno tra i due si è però spezzato da circa 8 anni, ovvero da quando il più piccolo ha esplicitamente chiesto che non vi fosse più alcun contatto tra i Muccino.
Dietro a questa sorprendente decisione, e all’isolamento da tutto e tutti che ne è conseguito, pare esserci Carla Vangelista, adattatrice cinematografica, scrittrice e sceneggiatrice dei due film girati da Silvio, la quale deve essere stata attaccata in altra sede dal fratello maggiore, che l’ha definita “scrittrice priva di talento”, come si evince dal Pensiero per Carla Evangelista (l’errore di scrittura potrebbe essere un segno di disprezzo) pubblicato su Facebook:
“In pochissimi sanno di chi stia per andare a parlare. Ma poco importa. Si tratta di una ex adattatrice dialoghi, improvvisata scrittrice di discutibile talento che ha sequestrato e rovinato il talento e (opinione personale) la vita di un promettentissimo ragazzo e attore dall’altrettanto promettente futuro a cui ero (sono ancora) profondamente legato nonostante non lo veda ne lo senta troppi anni. E certo non per mia scelta. Anzi.
Ma tornando alla signora scrittrice in questione, lei e il giovane ragazzo, che l’ha seguita immolandosi per lei come un kamikaze, si sono fatti, (ignoro le dinamiche specifiche che anzi mi spaventano o forse inorridiscono), letteralmente terra bruciata intorno, con tutti e dico letteralmente tutti. Basta chiedere in giro nell’ambiente del cinema romano e chiunque confermerà con tristezza questa realtà. Chiunque saprà di chi parlo. La signora in questione mi ha querelato per averla definita scrittrice senza talento.
Se fosse una vera artista saprebbe che questa è la vita degli artisti: venir criticati. Tchaikovsky (si riferisce a Checov NdR) si ammalò di tubercolosi perché alla prima del suo capolavoro, Il Gabbiano, fu fischiato unanimemente dal pubblico e per la delusione uscì senza cappotto dal teatro, mi pare di Pietroburgo, e con quelle temperature, senza cappotto, quei fischi lo segnarono per sempre. Tutti gli artisti vengono criticati. Giorni fa, ancora prima di venir convocato dai carabinieri per questa risibile vicenda, ho postato su questa pagina critiche atroci, impietose, ricevute da Kubrick, Coppola, Leone o scambiate dai più alti maestri del cinema che si sono offesi in qualunque modo reciprocamente.
[…] Lo dico per te, Signora Carla. La mia opinione resterà la stessa nei tuoi confronti ma la tua reazione in una sede penale, scomodare un PM per il tuo ego ferito, è cosa meschina e rideranno di te ancora di più appena volterai le spalle…la giustizia in Italia ha ben altro di cui occuparsi. Il tuo è un comportamento piccolo, mediocre, o forse semplicemente il riflesso limpido di chi sei. Evitati questa ulteriore squallida figura. Lo dico non per te, ma per non trascinare con te quel ragazzo a cui tengo ancora moltissimo e che ti segue da anni senza più sapere dove sia finito e come.
E non contento Gabriele ha rincarato la dose qualche giorno dopo in un messaggio che riprende quanto detto in precedenza, ma che poi si chiude con un finale messianico:
“Ok, concludendo la vicenda che ho portato su questa mia pagina dal momento che una querela esposta contro di me, l’avrebbe portata comunque all’attenzione della stampa, sono curioso di vedere il loro prossimo film! Gli artisti si misurano con le loro opere. E per definizione raccolgono da sempre giudizio e critica. Spero non esporranno querela a Curzio Maltese o Porro. Chiudo qui questa dolorosa parentesi che mi auguro la Signora C. abbia il buon senso di non riaprire in un’aula di un tribunale con l’avallo silente di mio fratello che renderebbe tutto esponenzialmente più sgradevole.
Ho detto tutto, anzi ho detto certamente troppo. Ho amato e amo mio fratello come il giorno in cui lo vidi nascere e come amo i miei figli, anche se per sua assoluta richiesta, senza ci sia stata mai una lite, un diverbio, nulla, ha interrotto i rapporti con chiunque amico avesse un tempo, con qualunque familiare e persona di mia conoscenza. Non lo vedo da 8 anni. Domani sarà un altro giorno. Il vento porterà aria nuova e io giocherò con mia figlia. Amatevi. È la cosa più bella che mi viene da dire.”
Foto: Getty Images



