L’ignobile stupro della memoria dell’attrice che alla lotta per i diritti ha dedicato la propria vita
L’Italia si è stretta in lutto attorno alla famiglia di Franca Rame, grande donna e grande attrice morta all’età di 84 anni in seguito a un malore.
Cordoglio, parole di stima, ricordi affettuosi e necrologi che ne hanno sottolineato il fermo e costante impegno civile, la lotta di rappresentanza, il coraggio e la bravura, purtroppo intervallati da insulti e offese.
Se cercate su Google Franca Rame, la parola che segue è stupro. Nel marzo del 1973, infatti, l’attrice venne sequestrata da esponenti dell’estrema destra e costretta a subire violenza fisica e sessuale. Ebbe la forza e il coraggio di raccontare tutto nel 1981 in uno spettacolo, “Lo stupro“, che segnò la sua costante e attiva lotta contro la violenza sulle donne.
A scatenare l’atto repressivo la colpa di aver sottoscritto nel 1971 la lettera aperta pubblicata sul settimanale “L’Espresso” sul caso Pinelli, l’anarchico morto a Milano dopo essere volato dagli uffici della Questura.
Proprio esponenti dell’estrema destra italiana hanno offeso questo giorno di lutto con insulti e derisioni.
Andrea Antonini, vice presidente di CasaPound, sul suo profilo pubblica un video in cui viene mostrata la fusione del rame, accompagnato dalla scritta “ciao bella…“.
Giuliano Castellino, della direzione nazionale della Destra su Facebook arriva a scrivere: “E’ morta Franca Rame. Dopo tre giornatacce migliora la giornata“.
Massimo Corsaro, deputato di Fratelli d’Italia che, poco dopo la diffusione della notizia della sua morte, scrive su Twitter: “Franca Rame chi? Quella che difendeva l’assassino dei fratelli Mattei? Io di rame conosco solo il metallo“.
Grande polemica ha creato un servizio dedicato da Tg2 all’attrice, in cui si dice:
“Una donna bellissima, amata e odiata.
Chi la definiva attrice di talento che sapeva mettere in gioco la propria carriera per un ideale di militanza politica totalizzante e chi invece la vedeva come la pasionaria rossa che approfittava della propria bellezza fisica per imporre attenzione; finchè il 9 marzo del 1973 fu sequestrata e stuprata“.
A sottolineare la faziosità del servizio è stata la redazione di www.zeroviolenzadonne.it in una lettera al direttore del tg, Marcello Masi:
“Del suo stupro ha parlato la stessa Franca Rame in più di un’occasione, indicando nella matrice fascista i suoi aggressori.
Metterla in discussione o peggio – come è stato fatto nel vostro servizio – ometterla, è sicuramente una scelta ben precisa di cui ci stupiamo. Ma ciò che più ci fa rabbrividire è la giustificazione neppure troppo velata degli stupratori, perché questo è stato fatto! Incolpare Franca Rame di ‘approfittare della propria bellezza fisica per imporre attenzione“.
Immediata è arrivata la risposta di Masi che ha espresso “rammarico per il fatto che qualcuno possa solo immaginare che ci sia qualsiasi giustificazione a ogni forma di violenza nei confronti delle donne e in particolare di Franca Rame, che ha segnato la mia crescita umana. Mi vergogno per quelli che pensano una cosa del genere“.



