Il regista Michele Soavi è il nipote del brillante mecenate
Fa parte della vocazione civile della Rai, nonché di una certa impronta pedagogica e didattica inscritta nel DNA dell’azienda radiotelevisiva statale, la declinazione dei suoi prodotti narrativi in senso agiografico: che siano laici o religiosi non è importante, ciò che si può dare per scontato è che i personaggi protagonisti di una fiction Rai saranno sempre motivo d’orgoglio per Giorgio Napolitano (colui che esprime viva e vibrante soddisfazione per la storia dell’Italia).
Stupiva allora l’assenza dal catalogo di una personalità davvero innovativa e all’avanguardia come Adriano Olivetti, non solo imprenditore di successo e modernissimo dirigente d’azienda, ma anche politico spiazzante e impegnato e visionario urbanista e pianificatore.
A dirigere Adriano Olivetti La forza di un sogno, la fiction in onda in prima visione su Rai 1 questa sera e domani, è stato chiamato Michele Soavi: un passato nell’italico horror cinematografico, un presente solido nella televisione (la saga di Ultimo) e una storia che corre parallela al personaggio di cui ha descritto le gesta.
Soavi infatti è proprio nipote di Olivetti.
Alla sceneggiatura, oltre allo stesso regista, troviamo Franco Bernini e Silvia Napolitano. Il ruolo de protagonista è affidato a una sicurezza come Luca Zingaretti, attorniato da un cast in cui spiccano Francesca Cavallin ed Elena Radonicich quali prima e seconda moglie, Stefania Rocca in quello di Karen Bates, soldatessa americana da lui salvata durante il conflitto mondiale, l’amico Massimo Poggio e il concorrente Francesco Pannofino. La fiction, una coproduzione Rai Fiction e Casanova Multimedia, è direttamente prodotta dal tanto chiacchierato Luca Barbareschi.
Queste le anticipazioni della prima puntata:
Adriano entra come apprendista alla Olivetti a dodici anni, costretto dal padre Camillo a conoscere la realtà della fabbrica che un giorno dovrà dirigere. L’esperienza è traumatica. E’ lì che nasce il suo desiderio di cambiare profondamente le condizioni di vita e di lavoro dei suoi operai ed è lì che stringe amicizia con Mauro, un coetaneo di famiglia operaia che gli resterà a fianco a lungo. Trent’anni dopo Adriano è già molto attivo nella direzione della fabbrica ed è spesso in conflitto con il padre Camillo, genitore ingombrante ma pieno di umanità.
Siamo nel ’43 e tutti gli Olivetti, ebrei e antifascisti, sono in pericolo. Adriano si sta separando da Paola Levi, donna molto bella, intelligentissima e brillante, da cui ha avuto due figli, Roberto e Lidia, che ama profondamente. Paola, Roberto e Lidia si trasferiscono a Fiesole per mettersi al sicuro. Anche Adriano, dopo aver salvato la vita a Karen Bates, un capitano italo-americano del comando militare alleato, è costretto ad allontanarsi da Ivrea. Si rifugia in Svizzera. E lì mette a punto le sue idee su come riformare l’Italia, una costruzione teorica complessa e affascinante che sarà alla base della sua azione negli anni successivi. Camillo, prima della fine della guerra, muore.
Nel ’45 Adriano torna a Ivrea e prende, dopo qualche resistenza, le redini della fabbrica. Fa un discorso appassionato ed esaltante, gli operai lo acclamano, Paola e i figli gli fanno sentire tutto il loro affetto. Cominciano i grandi cambiamenti: Adriano amplia gli edifici della fabbrica e ridisegna gli spazi secondo criteri estetici di semplicità e di rigore, badando alla luce e alla bellezza degli ambienti. E poi dà aiuti concreti alle famiglie operaie, stremate dalla guerra e dalla mancanza di cibo, avvia la costruzione di un nuovo edificio dei servizi sociali, decide di assumere molti nuovi operai.
Adriano mostra una gran sicurezza nelle scelte e sempre di più si delineano i suoi obiettivi garantire condizioni di lavoro ottimali, ridurre l’orario di lavoro, dotare la fabbrica di tutto quello che può arricchire la cultura e la vita degli operai, dalla biblioteca al cinema, dall’asilo per i figli a un’infermeria molto efficiente. Ma ci sono dei malumori in famiglia: alcuni sono molto critici sulle scelte di Adriano che favorirebbe gli interessi degli operai rispetto a quelli della famiglia.
Anche Mauro ritiene che Adriano stia commettendo degli errori: accentra le decisioni, non ascolta i consigli di nessuno e fa troppe cose insieme, difetto che il padre Camillo gli rimproverava spesso. Chi gli sta sempre accanto è Paola, che, nonostante la separazione, lo incontra appena può e gli fa sentire tutto il suo affetto. Paola ha un altro uomo, Adriano lo sa e ne soffre. Ma non ha molto tempo per pensarci, la fabbrica e i suoi progetti gli assorbono tutte le energie.



