Voyager, Distraction, Exit con Ilaria D’Amico: un luned spaventoso

Ieri sera sono sprofondato nel divano. Avrei voluto strozzarmi con un mega pacchetto di pop-corn. Non l'ho fatto. Sarei potuto scappare dalla tv generalista. Ho resistito.

Di Distraction ho seguito solo pochi minuti, durante i quali un signore impiastricciato si godeva la propria ignoranza ridendo di gusto: "Cosa vuol dire meticoloso?", chiede l'imbarazzante Teo Mammucari, l'unico presentatore al mondo che riesce ad usare le stesse sette parole qualsiasi programma stia presentando: Distraction o Cultura Moderna poco conta, la concentrazione è sempre necessaria; proprio lì dove non dovrebbe esserlo. Vabbè, eravamo rimasti alla domanda (della quale oltretutto non sono nemmeno certo: era "meticoloso" l'aggettivo?), alla quale ovviamente è seguita la risposta: "Ehh, meticolos, c'ha… ehhh… bò, qualcos di mittolloggico". Ho cambiato canale scappando dall'uscita di emergenza: mi sono trovato su Exit, La7.

Ilaria D'amico è di una bellezza stupefacente (oh, a me piace) ma la sua nuova vita da Bignardi remix proprio non mi convince. Lasciando da parte la voce, che dopo mezz'oretta risulta abbastanza fastidiosa, non sembra avere il carattere adatto ad una trasmissione che richiede una buona dose di personalità. Un talk show che ha come ospite Mastella che parla del caso De Magistris può essere affidato a poche persone, sicuramente non alla D'Amico. Non per altro, perchè il nostro caro ministro ha fatto il bello e cattivo tempo, prendendosi una rivincita televisiva mica da poco. Dopo la bufera Santoro e le prese per il culo di Crozza, che lo avevano lasciato sullo schermo inerme con lo sguardo da bambino bastonato, ieri sera Mastella sembrava un leone nella savana.

Tocca all'ultima delizia del lunedì sera. Voyager. In prima serata. Non ne capisco il senso. Il programma non vuole risolvere, non vuole approfondire, non vuole interrogare, vuole solo stupire. Il primo servizio sui cerchi nel grano era imbarazzante: nulla di nuovo, nessuna risposta: anzi, scopro che forse i militari si divertono a giocare con i loro microonde sui campi di grano. Abbè, grazie Voyager.

Si passa all'alluvione perfetta ed entra in gioco il malsano costume mediasettiano del ciclo Alta Tensione. Si parla dei cambiamenti climatici e della possibile inondazione di Londra, che da quanto ho capito potrebbe non avvenire mai (lo so che meno sfiga ed ora la catastrofe è alle porte).

Voyager mostra una fiction che non può non richiamare l'estate ad Alta Tensione; gli attori sembrano gli stessi, le scritte che compaiono in sovrimpressione – "Londra, ore 15.30" – accompagnate dal classico suono da scrittura elettronica, mi ricordano quei capolavori estivi, la storia raccontata è simile in tutto e per tutto, tranne per il fatto che in un quarto d'ora si racconta quello che i catastrofici film di Mediaset raccontano in 4 ore e mezza.

Comunque sia, ecco come si giustifica la possibile inondazione perfetta di Londra: se dovesse piovere per settimane, se la bassa pressione dovesse arrivare nel Mare Del Nord, proveniendo dall'Atlantico con venti da 100 miglia all'ora, se questi venti si incontrassero vicino alla Scozia, se poi proseguissero verso il sud dell'Inghilterra, se il mare avesse una temperatura di 7 gradi, se l'acqua fosse di colore verdognolo, se le bottiglie gettate in acqua nel 2013 fossero 238.876, se la Russia avesse quindici sommergibili vicino al Giappone… allora potrebbe arrivare una marea che potrebbe rompere la diga sul Tamigi. Ah…

Meno male che alla fine almeno i protagonisti della mini-fiction "L'inondazione perfetta" si sono salvati. Non avrei sopportato una catastrofe familiare.

Scritto da Style24.it Unit

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