Squid Game: tutto sul fenomeno mondiale della serie tv di Netflix

Continuano i successi sudcoreani cinematografici e televisivi: Squid Game è già al primo posto nella classifica di Netflix.

In poche settimane Squid Game, nuova serie tv di Netflix, ha scalato le classifiche raggiungendo la vetta dei programmi più visti. Nove episodi che lasciano col fiato sospeso e sono ormai sulla bocca di tutti, al centro di numerosi dibattiti grazie alla sua trama intensa.

Squid Game: la serie tv di Netflix

Squid Game ha debuttato sulla famosa piattaforma streaming il 17 settembre, diventando più popolare di altre serie titolate come Sex Education o La Casa di Carta. Diretta da Hwang Dong-hyuk, questa nuova produzione mescola un po’ di Hunger Games con cult del filone horror come Saw – L’enigmista. Il risultato è una miscela unica che, dietro al coloratissimo mood K-pop, nasconde una critica sociale feroce. Un successo imprevisto e inarrestabile che certamente rivoluzionerà i canoni della serialità futura.

La trama

La storia è ovviamente ambientata in Corea del Sud e il protagonista è Seong Gi-hun. Questi è un uomo disperato e con una vita allo sbando. È ludopatico, vive con sua madre, molto malata, non ha prospettive e ha perso la custodia di sua figlia. Per questo motivo, avendo anche scoperto che la sua ex moglie è pronta a partire per Los Angeles con la piccola, decide di accettare la proposta di uno sconosciuto.

Questi lo avvicina in metropolitana, dopo una brutta giornata, lo mette alla prova e gli propone un gioco. Seong Gi-hun riceve da lui un biglietto da visita e in breve si ritrova coinvolto in una folle attività. Trasferito in una location sconosciuta, scopre di far parte di un ampio gruppo di 455 persone. Tra loro c’è anche il suo amico d’infanzia Cho Sang-woo, ragazzo brillante ma con il vizio di truffare i clienti, Kang Sae-byeok e Ali Abdul. A organizzare il tutto è un misterioso personaggio, noto come Frontman.

Tutti i suoi aiutanti sono vestiti con una tuta rossa e una maschera nera. Ogni gioco è ispirato a quelli dell’infanzia, molto popolari e conosciuti da tutti. La pena è però letale: chi perde o non rispetta le regole viene ucciso sul posto. Ai giocatori viene data la possibilità di andarsene, ma tutti sono tentati dalla chance di vincere il montepremi da più di 46 miliardi di won, ovvero circa 34 milioni di euro. Molto presto infatti, cominceranno a uccidersi l’un l’altro pur di conquistare il bottino, facendo emergere i lati più oscuri della natura umana insita in ognuno di loro.

La creazione della serie

Il creatore della serie è Hwang Dong-hyuk, che ha spiegato d’aver avuto quest’idea più di 10 anni fa. Un lungo processo creativo, che ha però portato a uno show già amatissimo.

Nel 2008 avevo da poco fatto il mio esordio e a quel tempo frequentavo molto i negozi di fumetti. Pensavo di scrivere una storia simile a quella dei comic in Corea e così nel 2009 ho completato questa sceneggiatura.

L’idea iniziale era quella di adattare il tutto in un film. Un sogno rimasto a lungo nel cassetto, considerando la difficoltà di trovare un finanziatore. Per molti si trattava, infatti, di un’idea poco commerciale, data la complessità della struttura. Il pubblico avrebbe potuto non apprezzare il genere. Oggi sappiamo che vi sono già tantissimi fan in tutto il mondo. I numeri parlano chiaro e confermano questo successo: Squid Game è attualmente al primo posto in 90 Paesi e si prevede che sarà vista da oltre 80 milioni di abbonati in tutto il mondo nel primo mese di uscita, diventando la serie più vista nella storia di Netflix.

La critica sociale

Tuttavia, la popolarità di questa serie così controversa non sta solo nel pericoloso gioco mortale. Squid Game, un po’ come Parasite del conterraneo Bong Joon-ho, critica aspramente le disuguaglianze economiche della società. Soprattutto dopo che vengono rivelati chi sono i ricchi promotori del gioco. Uno sguardo critico e devastante al mondo odierno della Corea del Sud, a come in tanti vengano spinti sul baratro. Il tutto per il dio denaro: una verità devastante in Corea del Sud ma non solo. Lo stesso creatore ha affermato di voler scrivere una storia che fosse un’allegoria della società capitalistica moderna. Una gara estrema, proprio come la vita.

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