L’amazzone rock Melissa Auf Der Maur torna a incantare l’Italia con il tour di “Out of Our Minds”, l’intervista

I suoi capelli rossi evocano fuoco ed energia, i vortici del suo basso dettano il ritmo della sua carica selvaggia da amazzone rock.

La bellissima Melissa Auf Der Maur, grintosa ex bassista di Hole e Smashing Pumpkins, torna in Italia per tra date (a Milano sarà il 26 agosto al Circolo Magnolia. Le altre date sono mercoledì 25 agosto presso Appartamento Hoffman a Conegliano Veneto e venerdì 27 agosto a Bologna presso l'Estragon Summer Festival. Tutte le info dei concerti le trovate su Barley Arts).

Melissa ha da qualche mese dato alle stampe il suo nuovo lavoro solista, "Out of Our Minds", un disco onirico e eclettico che esplora non solo il lato musicale dell'artista canadese, ma anche il suo mondo a 360 gradi.

Qualche tempo fa l'abbiamo contattata per sapere qualcosa in più sul suo nuovo disco, ma non solo. Melissa infatti si è dimostrata nel corso degli anni un'artista completa, che sono recentemente ha trovato il giusto riconoscimento dei suoi meriti musicali. Di seguito trovate la nostra intervista.

"Out Of Our Minds" è un vero e proprio progetto a 360°: non c'è solo il disco, oltre al dvd esistono anche un cortometraggio e un fumetto sempre sullo stesso concept.

Sì, si tratta di un open media, un progetto multidisciplinare. E’ il risultato di tutto quello che è successo in questi ultimi anni, quando ho iniziato a lavorare al mio secondo progetto da solista. Anche dal punto di vista tecnologico le innovazioni sono progredite, cosa che mi ha permesso di espandere la mia creatività. C’è poi un secondo aspetto da prendere in considerazione: molto di quello che ho fatto per “Out Of Our Minds” si richiama al mio passato. Molto è collegato alla mia educazione, sia quando ero piccola sia ai tempi dell’università. Già all’epoca avevo molte passioni, come la fotografia e l’arte, che mi sono ripromessa di inserire nella musica. Le avevo lasciate un po’ da parte, perché quando ho finito il tour del mio primo disco solista erano ormai dieci anni che ero in giro senza sosta.

Praticamente dal 1994 al 2004

Esatto. Quando ho iniziato a lavorare a “Out Of Our Minds” volevo davvero esprimermi appieno come artista, sperimentando vie diverse tra loro. Ho fatto lo stesso anche dal punto di vista musicale. E’ cambiato il mio modo di scrivere ed è cambiato il mio modo di creare. E’ una specie di ritorno a quello che ero prima che cominciasse la mia decade musicale. Voglio invitare le persone a fare un salto fuori dalla propria anima, a seguire le proprie emozioni, così come ho fatto io, mentre scrivevo i brani. Ho cercato dall’altra parte di offrire un mondo il più completo possibile, che le persone possano poi sperimentare.

Com'è andata la produzione del disco?

Diciamo che ci sono state diverse avventure discografiche: il fatto di aver dovuto cambiare le persone con cui stavo lavorando, nonché la casa discografica poi, ha movimentato un po’ tutto il processo, ma da un certo punto di vista mi son sentita più libera. Mi sono presa un po’ di tempo, ho staccato un po’ dal lavoro per rinfrescare la mia creatività collaborando con altri artisti. Questa pausa mi è stata di grande aiuto nel momento in cui mi sono rimessa all’opera. Ho apportato numerosi cambiamenti, ho rivisto alcuni passaggi che non mi convincevano, ho messo a punto gli altri prodotti collaterali come il volume di fumetti e il film. Ho lavorato davvero moltissimo, ma l’aver preso in mano tutto il mio lavoro mi ha fatta diventare una sorta di business woman. Ho curato tutto dall’inizio alla fine. E poi è arrivata la Roadrunner, che ha ascoltato il mio disco e ha deciso di pubblicarlo.

Raccontaci un po' della 'Melissa' che non conosciamo, quella che tu hai esplorato. Con il tuo nuovo disco hai fatto una specie di salto indietro nel tempo…

La prima cosa che ho fatto è stato esplorare l’aspetto visivo della mia musica, ripensando al periodo in cui ero alla scuola d’arte. Io amo fare musica, ci tengo a sottolinearlo. Ma esprimermi usando soltanto le sette note per me è limitante. Certo, scrivere dischi richiede parecchio tempo, e per questo avevo un po’ accantonato il mio lato artistico. Ogni volta che torno a casa ho un tuffo al cuore: l’avevo lasciata quando avevo soltanto 22 anni e sono riuscita a tornarci poco perché ero sempre in giro con qualche band. Stavolta è stato invece come ritrovare una parte di cuore che avevo ignorato. Invece diventare un’artista indipendente per la prima volta ha cambiato il mio modo di approcciarmi alla musica. Sì, è stato proprio un ritorno all’età dell’innocenza per così dire, quando non ti preoccupavi di nulla. Men che meno ti preoccupavi del fattore economico della tua arte. La città di Montreal, in Canada, ha sviluppato una grande scena indipendente, e io non sono cresciuta con l’idea che ‘da grande’ sarei entrata a far parte del business delle grandi società americane. Non era nei miei piani di vita. Sento di aver fatto un ritorno alla semplicità.

E' sorprendente come, alla luce di questo, tu sia riuscita nel corso della tua carriera a lavorare con due personaggi noti per la loro forte personalità. Sto parlando ovviamente di Billy Corgan degli Smashing Pumpkins e di Courtney Love delle Hole. Immagino che sia stato difficile per te in quei periodi trovare spazio per la tua individualità artistica.

In un certo senso si spiega perché questo progetto è così folle eheheh. Comunque sì: ho perso molto tempo e ho perso moltissime opportunità per crescere io come artista e condividere i miei lavori, ma dall’altra parte in quel periodo, lavorando anche se in un piccolo spazio con due personalità così forti, sono maturata come persona. Specialmente nei miei cinque anni con le Hole. Ho dovuto diventare più forte, ho dovuto affrontare diverse battaglie per restare ‘la bassista’. Questo ha rafforzato la mia tempra e il fatto di aver fatto parte della storia del rock al femminile per me vale moltissimo, nonostante alcune volte avessi sperimentato la frustrazione per non potermi dedicare alla mia musica. L’ho accettata e ho fatto molti sacrifici  che mi sono serviti per diventare quello che sono oggi. Quando ho suonato con gli Smashing Pumpkins, anche se l’ho fatto solo per un anno, si è rivelato il periodo migliore della mia vita a livello musicale. Imparare tutto il catalogo degli Smashing Pumpkins mi ha ripagata di quello che non ho suonato nei miei cinque anni con le Hole. Ma non mi pento di nulla, a guardarmi indietro rivivrei esattamente la mia vita così come ho fatto.

Il disco richiama tematiche antiche come il dualismo tra maschile e femminile, ma lasci anche molto spazio alle emozioni, al lato irrazionale che ognuno di noi ha in sè. Racconti un mondo un po' 'fuori dal tempo' se così si può definire.

In “Out of our minds” utilizzo un linguaggio simbolico. Parlo di cuore intendendo l’amore e parlo di donna intendendo il lato femminile. Così l’albero è la madre e il sangue è la vita. Faccio riferimento a un universo simbolico antico, ma i concetti sono universali così che possono essere applicati anche all’era moderna. Molte innovazioni tecnologiche, come Internet, ad esempio sono femminili ; le arti creative stesse sono femminili. Non sto dicendo che il mondo moderno è maschile e aggressivo, ma parlo del fatto che non abbiamo equilibrio dentro noi stessi, nel nostro complesso. Quando si ascolta la musica in un certo senso tu la ‘senti’. Bisogna ascoltare con il cuore, e non con la parte razionale della mente. Bisogna cercare la verità ad un livello diverso rispetto a quello immediato. Né il “maschio” né la “femmina” sono assoluti. Ognuno di noi ha la capacità di comunicare con l’altro lato che ha dentro di sè.

Hai parlato prima della scena rock al femminile. Cosa ne pensi della condizione odierna delle donne nella vita quotidiana?

Di sicuro essere una donna nel mondo della musica è molto più semplice che essere una donna in altri ambiti. Però anche se è più facile per me è sempre molto importante rappresentare le donne. E voglio continuare a farlo. La storia è stata sempre scritta dagli uomini. Non fraintendermi, io adoro gli uomini, ce ne sono tantissimi in gamba. Ma se le donne avessero più spazio le cose potrebbero parecchio migliorare.

Scritto da Style24.it Unit

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