Donne di conforto, il Giappone dovrà pagare un risarcimento a Seul

Seul ha condannato il governo giapponese a un risarcimento per il fenomeno delle "donne di conforto", le schiave sessuali durante la 2GM.

Le donne di conforto, o comfort women, erano le schiave sessuali dei soldati giapponesi durante la Seconda Guerra Mondiale. I soldati le avevano rapite e costrette a vivere come prostitute e alcune di esse ancora in vita, secondo il tribunale di Seul, hanno ora diritto a un risarcimento. Tokyo però nega di voler pagare e sostiene di aver già risolto la questione anni fa.

Donne di conforto, risarcimento per le vittime

Migliaia di ragazze schiavizzate e costrette a vivere come prostitute dall’Impero Giapponese. Le donne di conforto erano fatte passare per volontarie ma alcuni storici, basandosi su testimonianze di ex-reclutate e soldati giapponesi ancora in vita, confermano che sia l’esercito che la marina giapponese fossero coinvolti nella coercizione e, spesso, nel sequestro di giovani nei territori occupati. Il numero esatto di queste comfort women è ancora incerto, la stima si aggira sulle 20mila – 400mila donne provenienti da Corea, Cina, Giappone e Filippine, ma si sa che nei “centri di conforto” si sfruttassero anche donne provenienti dalla Thailandia, dal Vietnam, dalla Malesia, da Taiwan, dall’Indonesia e da altri territori conquistati. Queste donne venivano prelevate dalle loro abitazioni e spesso ingannate con la falsa promessa di un lavoro in fabbrica ma, una volta reclutate, venivano costrette a vivere in questi centri di conforto, chiusi solo dopo la Guerra di Corea. Lì le donne erano a disposizione dei soldati giapponesi durante il secondo conflitto mondiale, potevano usarle a loro piacimento arrivando anche ad ucciderle.

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La maggior parte delle comfort women è morta durante la detenzione. Pochissime ne sono uscite vive, ma comunque costrette a vivere con ricordi terribili. Ora, per quelle sopravvissute che da sempre chiedono giustizia, potrebbe arrivare un risarcimento. Un tribunale sudcoreano ha infatti condannato il governo giapponese a risarcire le “donne di conforto” ancora vive, circa una dozzina. La sentenza era stata preceduta da una vera e propria accusa nei confronti di Tokyo per le barbarie di cui il suo esercito si macchiò all’epoca e gli impone di pagare un risarcimento di 100 milioni di won (circa 75mila euro). La decisione di Seul si scontra però con la contrarietà del Giappone che ritiene di non dover più nulla. Nel 1965, infatti, il governo giapponese pagò 364 milioni di dollari al governo coreano come indennizzo per tutti i crimini di guerra, incluso il trattamento subito dalle comfort women. Nel 2007 il parlamento giapponese espresse una richiesta ufficiale di scuse ma quel fenomeno non è mai stato dimenticato da Seul e rimane uno dei motivi principali della rivalità ancora esistente tra i due Paesi.

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Scritto da Evelyn Novello

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