Divieto di aborto in Polonia, le donne sono in sciopero da 7 giorni

Al grido di "La rivoluzione è donna" proseguono da oltre una settimana le proteste in Polonia contro la decisione di rendere illegale l'aborto.

Da oltre una settimana proseguono le proteste in Polonia contro il divieto quasi assoluto di aborto. Le manifestazioni ormai interessano moltissime città, Cracovia, Brelsavia, Sttetino e Lodz, e non accennano a diminuire, anzi, le donne minacciano di scioperare finché non sarà caduto il Governo.

Divieto di aborto in Polonia: sciopero

Scioperi delle donne in massa e cortei da migliaia di persone, anche moltissimi uomini. Le proteste sono iniziate giovedì scorso con l’annuncio della sentenza del Tribunale Costituzionale che dichiarava incostituzionale l’aborto e lo ha reso illegale anche in caso di grave malformazione del feto. La decisione ha di fatto reso la legge sull’aborto polacca una delle più rigide e restrittive di tutta l’Europa perché l’interruzione di gravidanza rimane consentita unicamente in caso di pericolo per la vita della madre e nei casi di stupro o incesto.

Quella che sta tuttora avvenendo nelle principali città polacche è chiamata dagli stessi sostenitori “rivoluzione”, stanno infatti prendendo parte alle rimostranze anche gruppi tradizionalmente conservatori che stanno sfilando nei cortei con bandiere raffiguranti il lampo rosso, simbolo della rivolta. Tali manifestazioni sono però rigorosamente pacifiche, l’aria è quella di una rivoluzione non violenta e per il momento non si ha notizia di incidenti.

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Negozi e attività commerciali hanno chiuso per permettere alle dipendenti di partecipare alle proteste, nelle strade i poliziotti sorvegliano ma sembrano appoggiare le ragioni dei manifestanti. Insomma, pare sia un movimento che trova l’appoggio della maggior parte della popolazione polacca e la minaccia del Governo di una repressione più dura non sembra incutere timore. Il discorso in tv del vicepremier, leader del partito PiS Diritto e Giustizia, aveva infatti invitato “i veri polacchi a difendere le chiese da questi criminali addestrati militarmente per distruggere la Polonia” e “decisi a far volare i contagi Covid e distruggere la Patria”. Il discorso suonava come un incitamento a violenze che però sembra essere caduto nel vuoto.

Il premier Morawiecki continua a minacciare repressioni ma intanto il suo partito clerical-sovranista al Governo sta perdendo sempre più consensi e l’istituto Kantar rivela che sembra aver perso già un buon 30%. Nel frattempo volano le opposizioni conservatrici europeiste e le fazioni liberali e di centrosinistra.

Cosa accadrà?

Venerdì sarà una nuova giornata di manifestazione, ancora più allargata perché prenderanno parte tutte le opposizioni, le Ong e la società civile. Molti datori di lavoro, per l’occasione, hanno concesso la giornata libera ai propri dipendenti senza perdite retributive. Gli slogan in piazza sono forti: “La rivoluzione è donna”, “La Polonia non diverrà la visione di un folle”, “Mi fa male l’utero quando vi guardo”, “Ipocriti, fanatici, la Polonia non vi appartiene”.

Sul fronte opposto, i fondamentalisti antiabortisti come Karolina Pawlowska, premono il Governo perché pubblichi sulla Gazzetta ufficiale la sentenza della Corte costituzionale che vieta l’aborto anche in caso di malformazioni gravi e morte inevitabile del nascituro. Per il momento tale provvedimento non è ancora divenuto legge.

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Scritto da Evelyn Novello

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