Olimpiadi di Tokyo 2020: i giochi della parità di genere

Tag: sport
Condividi

Le Olimpiadi del 2021 sembrano destinate a passare alla storia.

Se il rinvio di un anno e l’assenza del pubblico sono dei tristi primati, questa edizione può però vantare il maggior numero di quote rosa nella storia dei Giochi. Il comitato olimpico si è impegnato affinché a Tokyo 2020 la parità di genere fosse garantita, organizzando un’olimpiade più inclusiva per le donne. Su tutti i fronti.

A Tokyo 2020 una vera parità di genere

L’edizione di Tokyo 2020 sarà la prima a raggiungere la parità di genere, con il 49% di atlete, come fa sapere il comitato olimpico.

A molti potrebbe non sembrare un fatto degno di nota, ma i numeri parlano chiaro. Ci saranno ben 18 gare miste, il doppio rispetto a Rio 2016, e le atlete paralimpiche raggiungono il 40,5%: 1600 in più rispetto a cinque anni fa. Nel Regno Unito si sono qualificate 201 atlete e 175 uomini, mentre l’Italia partirà con 198 uomini e 186 donne, una differenza davvero sottile. Nella storia italiana sarà la spedizione più numerosa di sempre, e gareggerà in 36 discipline diverse.

I dati sono di buon auspicio per una parità perfetta da raggiungere alle Olimpiadi di Parigi 2024.

Come dietro ogni grande uomo c’è sempre una grande donna, anche dietro un grande evento ci sono molte professioniste.

È cresciuta infatti la percentuale di donne nel comitato esecutivo dei Giochi. Dopo la nomina della nuova presidente, Hashimoto Seiko, ex pattinatrice e ministra dello Sport, il comitato organizzatore di Tokyo 2020 ha portato al 42% la percentuale di donne e ha creato un team di promozione dell’uguaglianza di genere, affidato alla direttrice sportiva, Kotani Mikako. Anche in questo caso i numeri denotano un cambio di passo importante nella politica del CIO: da maggio 2020 le donne presiedono 11 delle 30 commissioni del CIO e sempre nel 2020 hanno raggiunto il 47,7% degli incarichi nelle commissioni, mentre erano il 20% nel 2013.

La lunga battaglia per un posto nell’Olimpo

Ci è voluto molto tempo prima di arrivare ad un’Olimpiade gender-balanced. Innanzitutto, le Olimpiadi moderne nacquero per soli uomini: il barone Pierre De Coubertin voleva ricalcare la tradizione greca e solo nel 1900 le prime atlete iniziarono a partecipare. Gareggiarono solo in 22 su 997 atleti in cinque sport (tennis, vela, croquet, equitazione e golf). Le donne erano spesso scoraggiate dal cimentarsi in sport impegnativi, con le scuse dell’invecchiamento precoce, dell’infertilità e dei danni all’utero.

La corsa femminile degli 800 metri fu eliminata dopo le Olimpiadi di Amsterdam del 1928 e riammessa solo nel 1960. Guadagnarsi la partecipazione è stato quasi più difficile che gareggiare, ma le conquiste, anche se lentamente, alla fine sono arrivate. Nel 2012 a Londra le donne hanno gareggiato in tutti gli sport del programma olimpico e, nello stesso anno, L’Arabia Saudita, ha permesso alle atlete donne di partecipare. Alle Olimpiadi di Sochi nel 2014 le donne sono state ammesse al salto con gli sci, mentre a Rio 2016 le atlete rappresentavano il 45% dei partecipanti.

Un nuovo giuramento

Avendo fatto dell’inclusività e della parità di genere un obiettivo primario, il CIO ha deciso di cambiare la formulazione del giuramento olimpico. La versione precedente risaliva ancora a Pierre De Coubertin.

Il nuovo testo recita:

Promettiamo di prendere parte a questi Giochi Olimpici, nel rispetto delle regole e nello spirito di fair play, inclusione ed uguaglianza. Insieme siamo solidali e ci impegniamo nello sport senza doping, senza imbrogli, senza alcuna forma di discriminazione. Lo facciamo per l’onore delle nostre squadre, nel rispetto dei Principi Fondamentali dell’Olimpismo e per rendere il mondo un posto migliore attraverso lo sport.

Verrà pronunciato da due atleti, due tecnici e due giudici il 23 luglio 2021 durante la cerimonia di apertura di questa edizione storica delle Olimpiadi.

LEGGI ANCHE: Barbie va alle Olimpiadi di Tokyo 2020 e veste Armani