Steve Jobs presenta l’iPhone: tantissimo fumo per quanto arrosto? (Ecco come nascono le vittime della comunicazione)

Eggià, direte voi, che ce ne frega del nuovo telefonino della Apple (che da ieri non si chiama più Apple Computer Inc. ma semplicemente Apple Inc., e sappiate che non è poco, anzi), quell'iPhone che per anni è stato un'entità sconosciuta – un sogno per qualcuno – e che ora è diventato realtà? Sinceramente non saprei, magari siete amanti della tecnologia e un post sull'argomento può interessarvi (io, ad esempio, non son amante della tecnologia, ma piuttosto una vera vittima che esprime il peggio di sè con manie compulsive da Media World dipendente). In caso contrario leggete il post da un altro punto di vista, decisamente più importante, visto che Steve Jobs, guru della Apple, ancora una volta, ha dimostrato di essere uno dei migliori uomini di comunicazione che ci siano al mondo. E su questo blog la comunicazione non può essere tralasciata.

Ieri, come un folle, ho seguito il liveblogging della presentazione di Steve Jobs, e quando Stevettino ha pronunciato quella parola – iPhone – mi sono sciolto mostrandomi in tutta la mia debolezza. Sì perchè l'evento era atteso da anni, l'atmosfera era rivoluzionaria, il pubblico impazzito: c'erano milioni di fans della Mela collegati via web per ascoltare il guru, mentre tutto il mondo andava avanti come se nulla fosse. Ma io ero in questa parte di mondo, quella poco sana che stava attaccata ad un pc per sapere tutte le nuove caratteristiche tecniche dell'iPhone.

Ah, il potere della comunicazione. Ecco come si riesce, con abilità, ad indurre le persone ad acquisire uno stato di demenza. Le parole di Jobs "Questo è un evento storico", "Il prodotto è avanti di almeno cinque anni rispetto agli altri", in quel momento, suonavano come verità pronunciate dal messia. E in quel momento tutto ciò che vuoi è lui. No, non Jobs, l'Iphone.
Mio Dio! ma è solo un telefonino. Sì, ma la sua forza è devastante: appena annunciata l'uscita il titolo Apple è salito in borsa di quasi tre punti, quello dei rivali Palm, Rim e Nokia invece è calato. All'istante. Merito delle modalità di comunicazione.

Siamo nell'era della comunicazione – e di questo ce ne eravamo già accorti da tempo -, siamo vittime delle diavolerie (già), vittime della pubblicità (è vero), vittime del marketing (sì, sì), vittime di personalità forti (Jobs santo subito), ed è per questo che la televisione riesce a rincoglionirci ogni giorno: sfrutta i nostri punti deboli e ci tratta da automi.

Oggi, io, sono un automa: voglio l'iPhone, voglio l'iPhone. Già, peccato che uscirà solo alla fine del 2007 (in Italia, a giugno in USA) e che tutto questo disastro sia stato studiato a tavolino solo per ingolosire gli storiditi come me. E ditemi se questa non è comunicazione.

Scritto da Style24.it Unit
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