Spose bambine: in Italia decine di casi non denunciati

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Se pensavate che argomenti come “matrimoni combinati” o “spose bambine” riguardano tradizioni tribali o medievali, vi sbagliate di grosso.

Quelle che state per leggere sono testimonianze relative ai giorni nostri.

Siamo a Palermo, dove con gravissima preoccupazione e regolarità spariscono sempre di più giovani bambine. Hanno tra i 13 e i 17 anni, vengono da Paesi poveri come Bangladesh, Pakistan, India e Sri Lanka. Improvvisamente non vanno più a scuola per essere riportate dalle famiglie nei loro Paesi d’origine, dove sono costrette a sposare qualcuno.

Sono le cosiddette spose bambine palermitane che, ogni giorno, devono fare i conti con la cultura del Paese in cui vivono e la tradizione religiosa della loro terra d’origine.

Luoghi dove ancora oggi sopravvivo leggi che tollerano i matrimoni combinati.

Spose bambine: l’indagine

Protagonista di queste drammatiche storie è una bambina rom di 12 anni, costretta a sposare un parente in Francia, ma che è riuscita a sfuggire al suo destino trovando il coraggio di scappare di casa e chiedere aiuto.

Secondo un’indagine sono soprattutto le ragazzine bengalesi e rom a dover affrontare simili drammi. Le quali spesso per paura tacciono.

Altre invece provano a ribellarsi raccontando in classe le loro sofferenze. Un fenomeno sempre di più presente e che preoccupa in maniera incessante.

È il caso di una giovane sedicenne del Bangladesh che ha confidato alla vice preside della sua scuola di essere stata promessa sposa a un suo zio molto più vecchio di lei, fin da quando era bambina. Nonostante ciò, la piccola sparisce da scuola all’improvviso e nessuno ha più potuto fare nulla.

Spesso accade che queste ragazzine, su pressione della famiglia, si convincano che questo è la cosa giusta, anche se significa sposare uomini di ben trent’anni più vecchi di loro.

Un’altra storia simile riguarda Krista di 14 anni, costretta a lasciare l’ultimo anno di scuola media per tornare nel suo Paese natale e sposarsi. Alla giovane era stato fatto credere che si trattava di una vacanza in Pakistan per incontrare dei cugini, ma da quel viaggio non è più tornata.

Troppi casi non denunciati

Ma ci sono storie che arrivano anche dai licei, come quella di Urmi, una quindicenne dello Sri Lanka, costretta a vivere con la paura di doversi sposare. Era il padre a minacciarla che l’avrebbe data in sposa, qualora fosse stata bocciata. Ed è stato sempre lui a rinchiuderla in casa quando scoprì che la figlia aveva stretto amicizia con un suo coetaneo, arrivando anche a sequestrarle il cellulare.

È difficile garantire alle ragazze che si ribellano alla famiglia, un finale a lieto fine. Nella maggior parte dei casi esse vengono isolate totalmente. Nelle famiglie rom la violenza sulle donne deriva dal vivere in una società patriarcale, in cui i padri sono i proprietari delle figlie.

Occorre allora cercare di tutelare queste ragazze, lavorando in particolare sul fronte dell’integrazione. Si dovrebbe optare per una sorta di legame scuola-famiglia, in modo che le giovani all’interno delle aule o tra i banchi di lezione trovino il coraggio e un aiuto concreto per sfuggirre al loro triste destino.