San Marino si prepara al referendum per legalizzare l’aborto

Manca ormai poco tempo a una data storica per San Marino, che potrebbe rendere finalmente l'aborto legale.

Nel piccolo stato di San Marito, fra Emilia-Romagna e Marche, donne caparbie e agguerrite lottano, ormai da diverso tempo, per legalizzare l’interruzione volontaria di gravidanza. Il referendum per decidere su tale questione è fissato per il 26 settembre, una data che potrebbe diventare storica per molte donne.

San Marino e il referendum sull’aborto

Attualmente, per la legge della Repubblica del Titano l’aborto è ancora un reato. Il codice penale stabilisce una pena dai tre ai sei anni di reclusione per la donna che abortisce e per chiunque partecipi, a prescindere dalle ragioni della scelta: anche in caso di stupro o di gravi malformazioni fetali.

Questo fa sì che le donne che vogliano abortire si rechino in Italia, dove è legale dal 1978, presso strutture private, senza alcun supporto psicologico e con costi elevati. Raccogliere dati in merito è impossibile: molte lo fanno clandestinamente, anche per evitare lo stigma nel proprio Paese.

Ancora una volta San Marino è teatro di conquiste tardive in materia di diritti, compresi quelli. Solo nel 1973 è stata introdotta la legge che ha consentito alle donne di assumere funzioni, cariche e impieghi pubblici. Nel 1980, invece, è stata la volta dell’istituzione degli asili nido. Maria Lea Pedini nel 1981 fu la prima donna a ricoprire la carica di Capo del governo, ed oggi è in prima fila per la battaglia sull’aborto.

Il referendum per l’aborto

Per quanto riguarda l’interruzione di gravidanza, era già stato fatto un tentativo nel 2003 per depenalizzarla, ma senza successo. Nel febbraio 2021 l’Unione Donne Sammarinesi ha riproposto il quesito referendario, che il 15 marzo il collegio garante della costituzionalità ha dichiarato ammissibile. Da allora sono state raccolte più di 3000 firme, fondamentali per fissare una data: il 26 settembre si terrà a San Marino il referendum per legalizzare l’aborto. Come affermato dal Comitato Promotore è un appuntamento con la storia dei diritti delle donne.

Il referendum chiede di legalizzare l’aborto entro le dodici settimane, e oltre questo termine se c’è un pericolo di vita per la donna o se ci sono gravi malformazioni del feto.

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La situazione nell’Unione Europea

San Marino non è l’unico Stato con lacune legislative in materia. Anche in Irlanda la conquista di questo diritto è passata per la volontà popolare ed è stato legalizzato solo nel 2018. In altri stati europei è poi ancora vietato abortire. In particolare, a Malta non è permesso praticare un’interruzione di gravidanza in nessun caso. Anche le pene in questo caso sono molto severe: fino ai tre anni di reclusione per la donna, mentre il medico può perdere la licenza e rischiare quattro anni di carcere. A Cipro è concesso l’aborto solo nel caso in cui la donna sia stata vittima di uno stupro. Nel Lichtenstein e ad Andorra, invece, è permesso solo se la salute della donna è in pericolo. In Polonia la legge vieta di abortire anche in caso di malformazioni fetali gravi.

Tutti questi casi scatenano una grande solidarietà internazionale e numerose proteste per conquistare un diritto fondamentale per la salute e l’incolumità delle donne.

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