Quelli che cercano le foto del cadavere di Sarah Scazzi

Ieri leggevo su Tele dico io un post dove Paolo Siciliano pubblicava un esilarante elenco delle chiavi di ricerca più assurde attraverso le quali, per i misteri di Google, gli internauti finiscono nel suo blog. Per curiosità ho dato uno sguardo alle mie – molto meno divertenti di quelle di Paolo – e il sorriso mi è immediatamente sparito dal volto: mi sono accorto che diversi lettori erano finiti su Teleipnosi chiedendo al motore di ricerca di trovargli le foto del cadavere di Sarah Scazzi, la ragazzina uccisa ad Avetrana dallo zio orco e necrofilo.

Ovviamente qua non hanno trovato nulla: se fossi stato in possesso di un materiale simile non l’avrei certo pubblicato, anzi avrei provveduto immediatamente a distruggerlo. D’altra parte si era sparsa la voce – non so se vera o falsa – che su Facebook fossero state postate alcune immagini. E quindi frotte di sciacalli si sono lanciati sul web alla ricerca delle immagini di un corpo senza vita e violato di una ragazzina quasi bambina.

Mi sono venuti in mente gli striscioni esposti ad Avetrana inneggianti alla pena di morte per il carnefice, l’incredulità e lo sdegno un po’ troppo ostentati e teatrali della gente, i discorsi da bar o da talk show (sono quasi indistinguibili tra loro) che ormai bollano come “mostro” lo zio carnefice Michele Misseri. E mi è venuto da pensare che magari tra chi si fa venire gli occhi lucidi a favore di telecamera – come del resto prima della confessione faceva anche l’assassino – e chi invoca sedia elettrica e fucilazione si possano nascondere anche quelli che, nell’anonimato della Rete, si mettono a cercare foto del cadavere di Sarah.

Sono molto migliori, molto diversi, questi figuri, dallo zio orco? Forse no, se è vero quello che dice Heinrich Popitz nel suo saggio sulla Fenomenologia del potere, e cioè che dalla “violenza immaginata nasce la violenza effettiva”. Ché immaginare è il primo passo per superare limiti e resistenze morali che si frappongono tra noi e l’abisso.

Di certo chiamare Misseri “mostro”, come sempre accade in questi casi, considerarlo un pazzo, rappresentarlo come un alieno piombato dal cielo che non ha nulla a che fare con Avetrana, con il Sud, con la nostra comunità nazionale, in ultima istanza con noi tutti, non aiuta a capire. In Italia una buona fetta dei crimini violenti accade tra le mura domestiche e nella quasi totalità dei casi di stupro il carnefice è un marito, un fidanzato, un parente o un amico della vittima. Quindi non raccontiamoci balle: Misseri fa parte della nostra società, è tra di noi, anzi magari – se ci ritroviamo a cercare foto del corpo straziato di una bambina – possiamo addirittura scoprire che è uno di noi.

P.S. Intanto continua senza sosta lo sciacallaggio televisivo di Raiset: ieri Bruno Vespa ospitava in collegamento padre e fratello di Sarah mentre il clone di Matrix intervistava la cugina Sabrina, la figlia dell’assassino.

(Nella foto: Michele Misseri).

Scritto da Style24.it Unit

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