Quel messaggio disperato sul Daveblog: internet, i social network e la paura

L’altra sera la community del Daveblog Š stata scossa dal messaggio di una aspirante suicida (messaggio che in seguito Š stato comprensibilmente rimosso).

Fingeva? Cercava attenzione? Faceva sul serio?

Non so. Personalmente sono propenso a credere che la storia fosse vera. E’ in ogni caso un segno dei tempi: internet avvicina la gente come nessun’altra cosa prima d’ora… contemporaneamente, per•, mette a nudo ogni nostra debolezza.

Pi— ci ragiono, pi— sono combattuto. Apprezzo la rapidit… con cui le idee si diffondono grazie al web ma, pur comprendendone la portata, continuo a diffidare dei nuovi media (esattamente come dei vecchi, peraltro). Penso che affidarsi in toto alla Rete, senza filtri n‚ remore, sia un azzardo. Dove vado, chi frequento, cosa faccio e quel che mi piace, d’altronde, sono affari miei: non vedo perchŠ dovrei metterli in vetrina, e non capisco l’entusiasmo attorno ai social network.

(“Ma puoi riallacciare i rapporti con i vecchi compagni del liceo!”. Diobono, ma chi li vuole rivedere? Tornassi indietro, li prenderei a sberle dal primo all’ultimo. Pussa via.)

(Ora, per dire, c’Š la corsa a Google Plus. Dopo che per anni mi han rotto le palle col Facebook, mi iscrivo e – opl…! – ne salta fuori un altro, e tutti migrano di l…. E se non ce l’hai sei out, sei old, sei fuori dai giochi. Bambinate, se volete il mio parere.)

Ribadisco, Š encomiabile la solidariet… dimostrata dai commentatori del Daveblog. Per il modo in cui si sono subito attivati, hanno la mia stima. Tuttavia, la disperazione che traspariva da quel messaggio non andrebbe sottovalutata.

E’ da tempo che noto un’infelicit… diffusa, che ha poco a che fare con la crisi, la “casta” e via dicendo. Non conosco una singola persona felice – e ne ho incontrate tante. Invece di uscire e comunicare, essere sinceri e dire le cose come stanno, si preferisce indossare mille maschere. Per far cosa, poi? Per mostrare quanto si Š splendidi e ritrovarsi la sera a piangere da soli, al buio, sopraffatti dall’amarezza?

 Molti, oggi, si sfogano attraverso un pc: creano profili a destra e a manca, rincorrono le ultime novit… e fanno raccolta di nickname per essere connessi col mondo. E’ di sicuro un passo avanti nella comunicazione globale ed un ragguardevole traguardo per l’umanit… intera, ed Š davvero strabiliante quel che si pu• fare su internet… ma Š anche immensamente triste, se coincide con l’essere disperatamente soli.

Ovvio, ognuno di noi ha problemi e necessita di staccare di tanto in tanto (magari chattando con l’amico di Honolulu o la nuova amica svedese con la quinta di reggiseno), ma quando per farlo si tralasciano i rapporti reali e si schifano quelli che abbiamo accanto, costringendoli magari a chiedere aiuto su un blog, significa che forse s’Š perso il senso della misura.

Credo ci sia di mezzo la Paura, quella *vera*. Paura di non essere accettati, di illuderci, di venire rifiutati, di sbagliare. Di scoprire di non essere quel che crediamo di essere.

E’ il dramma dell’umana natura, ma internet non Š la soluzione.

Ad ogni modo, lieto che la ragazza che ha lasciato quelle righe sul Daveblog ora stia bene. Un pizzico di coraggio in pi— e qualche carogna in meno attorno, e chiss… che le cose non le vadano meglio.

Lo auguroa lei, a voi, ed anche a me stesso.

E se non sono trendy perchŠ non ho l’invito a Google Plus, me ne far• una ragione.

Scritto da Style24.it Unit

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