Perché criticare Roberto Saviano è sbagliato (anche se si ha ragione)

E alla fine è arrivato anche Marco Borriello, modesto calciatore più famoso per essere stato piantato da Belen che per le prodezze sul campo di calcio, a criticare Roberto Saviano, con la solita pidocchiosa accusa di avere lucrato sulle disgrazie di Napoli e della Campania. Accuse prontamente rilanciate in prima pagina dal quotidiano di Vittorio Feltri, che non perde occasione per bastonare i nemici del suo premier-editore, anche quando si tratta di dare credito al vaneggio di un calciatore che probabilmente in vita sua non ha mai aperto un libro.

Comunque Borriello è in buona compagnia: come fa notare Pigi Battista sul Corriere della Sera ormai è partita la caccia a Saviano. Criticare l'autore di Gomorra è facilissimo – si ha pure la benedizione del capo del governo – e mediaticamente molto vantaggioso: i titoli e l'attenzione del pubblico sono assicurati. E infatti prima del calciatore del Milan ad animare il dibattito ci avevano pensato Massimiliano Parente (un altro che scrive sul Giornale, ma guarda che strano) e Alessandro Dal Lago sul Manifesto. Il primo a piagnucolare sulla solita storia dell'egemonia culturale degli intellettuali di sinistra, i quali avrebbero tollerato le critiche di Dal Lago a Gomorra perché "fuoco amico" ma non le sue, e il secondo a lamentarsi invece di essere stato demonizzato proprio dalla sinistra. Forse è il caso che i due si parlino e si mettano d'accordo.

Confesso di non aver letto il best seller di Saviano, né tanto meno le critiche di Parente (che fino a ieri non sapevo neppure chi fosse) e di Dal Lago. Ma credo che, al di là della fondatezza delle osservazioni sulla qualità letteraria di Gomorra, qualunque persona dotata di un minimo di responsabilità e civismo dovrebbe sforzarsi di adoperare la massima prudenza nel censurare la figura del giovane scrittore campano e la sua produzione artistica.

Non tanto per la minaccia di morte della mafia, non voglio usare questo argomento che potrebbe essere giustamente contestato. No, boicottare Saviano è sbagliato perché il suo personaggio rappresenta un'arma importante, forte, promettente da spendere nella lotta contro la criminalità organizzata. Quante volte è stato detto e ripetuto che la guerra alle mafie non può essere condotta solo con gli strumenti della repressione, ma che è indispensabile promuovere un cambiamento culturale che parta dal basso, che cambi la rassegnazione e la sfiducia della gente?

Ebbene cos'altro è Saviano se non una straordinaria e insperata risorsa in questo senso? Che altro si può volere di meglio che un Maradona della legalità, di una pop star dell'antimafia? Altro che accuse di protagonismo: Roberto deve scrivere ovunque, farsi sentire, farsi vedere, andare in televisione, fare il programma con Fabio Fazio e tutto questo e altro ancora. Questo Paese, il Mezzogiorno, hanno disperatamente bisogno di uno come lui, di un simbolo di coraggio e legalità.

Se ne facciano una ragione i Dal Lago e i Parente, non ce ne frega nulla se Gomorra è un "fumettone" scritto male – accusa tutta da dimostrare – ci importa invece che continui a vendere milioni di copie, che sia amato dal pubblico e, soprattutto, che possa smuovere qualche coscienza, cambiare qualche testa. E, detto per inciso, siamo felicissimi che Saviano faccia tanti soldi: quale migliore messaggio di questo per i ragazzini di Secondigliano o Casal di principe, che ci si può arricchire con i libri sull'antimafia e non solo spacciando la cocaina per strada?

Scritto da Style24.it Unit

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