La storia della pelliccia: da necessità a status symbol della moda

Non solo come protezione contro il gelo, la pelliccia nel corso della sua storia è diventata un modo per mostrare il proprio status sociale.

Oggi il suo uso è riservato, per necessità, ai popoli che abitano le zone del mondo più fredde e per moda ai grandi brand haute couture. Un argomento decisamente controverso da affrontare, a causa dell’origine del capospalla, che consiste nell’abbattimento di un animale per utilizzarne il pelo. Ma così come per il classico cappotto nero, anche la pelliccia ha una sua storia.

Storia della pelliccia: una questione di cultura

La pelliccia in Russia non è solo un capospalla alla moda. Si tratta anche di un elemento tipico della cultura e della storia del Paese. Un capo che ha conquistato brand di alta moda di tutto il mondo prima che si iniziasse ad acquisire una sensibilità e una consapevolezza maggiore dell’ambiente e delle specie animali che lo abitano. Ma già dalla sua primissima esistenza, indossare la pelliccia in Russia era anche un modo per mostrare il proprio status symbol. Ovvero la condizione economico-sociale agiata di una persona.

La pelliccia era ed è un capo molto costoso, che spesso veniva usato anche come forma di denaro, in cambio di metalli preziosi. Per la sua realizzazione venivano utilizzate almeno una sessantina di pelli di martora o di volpe argentata. Quantità che variava in base alla lunghezza.

pelliccia storia

Come veniva indossata la pelliccia

Negli anni è ovviamente anche cambiato il modo di indossare la pelliccia. In un primo momento infatti, da un’usanza presa in prestito dalla tradizione mongola, chi poteva permetterselo ne indossava addirittura due. La prima, con il pelo rivolto verso l’interno, aveva lo scopo di tenere caldo. La seconda invece, veniva indossata con il pelo rivolto verso l’esterno, di modo che tutti potessero ammirarla.

Successivamente i ricchi russi preferirono indossarla solo nella prima versione. Il pelo era quindi rivolto verso l’interno, con colletti e maniche rovesciati, in modo da far uscire il pelo da sotto il cappotto. I capi erano impreziositi, all’esterno, da tessuti costosi come il raso o il velluto. I più ricchi non si facevano certamente mancare anche l’utilizzo di pietre e metalli preziosi come decorazione.

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Gerarchie e status symbol

Oltre ad essere un capo molto costoso e quindi riservato solo a persone appartenenti ad uno status sociale alto, per indossare la pelliccia si doveva seguire una sorta di gerarchia legata all’età. Se infatti le donne più avanti con gli anni indossavano lo zibellino, alle donne più giovani era riservato lo scoiattolo siberiano, la lepre o la pecora karakul, tutte pellicce più economiche.

Alla fine del XIX secolo tornò poi, per le donne di ogni età, la moda di indossare la pelliccia con il pelo rivolto verso l’esterno con lo stesso scopo delle sue origini: mostrarne la bellezza, per farsi notare. E per quanto riguarda gli accessori? In Russia si usa ancora oggi ridare nuova vita alle vecchie pellicce ricavandone caldi berretti e colletti di pelo per impreziosire i cappotti.

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L’introduzione della pelliccia artificiale

Inevitabilmente, la grande richiesta di pellicce, non solo per la gente altolocata ma anche per proteggere dal freddo l’Armata Rossa durante la Seconda Guerra Mondiale, portò all’esaurimento degli animali da pelliccia.

Alla fine degli anni ’50 del Novecento, venne introdotta quindi la pelliccia artificiale. Il costo era ovviamente nettamente inferiore rispetto a quella vera ed era quindi più accessibile a chi apparteneva alle fasce economiche più basse. Nonostante l’introduzione della pelliccia artificiale però, in Russia si continuò a preferire l’utilizzo di quella vera per un semplice motivo: proteggeva meglio dalle bassissime temperature tipiche di quei luoghi.

Scritto da Arianna Giago

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