Natale 2011: se la crisi ci fa riscoprire il senso della festa

Natale 2011, l’austerità imposta dalla crisi ci sotringe ad essere un po’ meno superficiali e vacui?

Da quando non scrivo più la letterina a Babbo Natale, quindi parliamo ormai di diversi anni fa, il Natale non mi piace più, anzi mi infastidisce. Tutta quest’aria festaiola e buonista, che autorizza persone che non ti considerano per 11 mesi all’anno a farsi vive e farti gli auguri, che costringe ad acquistare cose inutili da scambiarsi sotto l’albero, che rispolvera le retorica della famiglia unita e felice, son tutte cose che mi danno i nervi. Insieme a tutto ciò che il Natale è diventato in questi ultimi decenni: una spudorata festa consumista, una corsa alle spese più inutili, un tributo all’apparire; il tutto condito e fomentato dall’onnipresente pubblicità natalizia, che dagli schermi di tutto il mondo ci ricorda che per essere felici, e per celebrare a dovere le festività, dobbiamo comprare e consumare il più possibile.

Quest’anno però mi sembra che le cose siano un po’ diverse. In giro le folle di disperati all’assalto dei negozi e alla ricerca dell’ultimo regalo sono meno numerose e invasate del solito. Ieri sono andato in un frequentatissimo centro commerciale della mia zona, e con una certa sorpresa ho trovato molti posti macchina liberi; dentro i negozi persone più compassate e composte con poca voglia, alla cassa, di svuotare il portafogli. E anche i media e la tv sono meno ossessivi degli altri anni: le reclame natalizie, che di solito iniziavano a metà novembre, quest’anno sono partite molto tardi, sono meno frequenti e più discrete. E il solito tripudio di film e programmi natalizi sembra meno invadente del solito: persino il cinepanettone, per una volta, non riscuote un grande successo.

Il motivo, chiaramente, non è quello di un rinsavimento generale: sono tutti cambiamenti indotti dalla crisi economica, dal fatto che banalmente ci  sono meno soldi in giro. E però quest’austerità imposta forse può essere un’occasione importante per un piccolo cambiamento culturale, per una maggiore sobrietà, per dei festeggiamenti meno fracassoni e volgari del solito. Per chi ci crede, forse è anche un modo per riscoprire il vero significato del Natale, che tutto dovrebbe essere tranne che negozi ridondanti di beni di lusso, città trasformate nel paese dei balocchi tra luci e vetrine, consumo sfacciato in faccia alla povertà. Insomma, Buon Natale.

(In foto: Babbo Natale in vespa).

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Scritto da Style24.it Unit

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