Mostra del Cinema di Venezia: il Mazzini di Martone, ancora polemiche per Vallanzasca e un Vincent Gallo “ubiquo”

Oggi è il giorno del terzo film italiano in concorso, quel "Noi credevamo" di Mario Martone che, in ben tre ore e venti, racconta il lato b dell'Unita d'Italia. Incisive le dichiarazioni del regista a proposito del "suo" Mazzini:

"Non c'è una sola parola che Mazzini pronuncia nel film che non derivi dai suoi scritti. Questo aspetto terroristico, perchè così veniva definito del resto Mazzini dalle polizie di tutta Europa ma anche da Marx ed Engels, non è un'invenzione mia nè di Giancarlo de Cataldo (cosceneggiatore del film col regista, ndr.) è qualcosa che appartiene alla storia. Naturalmente Mazzini è un personaggio immenso e quindi lungi da me l'idea di ridurlo solo a terrorista. È stato un uomo che ha saputo immaginare l'Italia unita in anni in cui era inconcepibile. Certo, la lotta così lunga, l'ostinazione per il credo repubblicano, una forma di mistica religiosa nella forma della lotta, è innegabile. Ma d'altronde fare un Paese è un processo doloroso. Abbiamo cercato di raccontarlo, anche perchè la stragrande maggioranza di noi non sa nulla su come è nata l'Italia ma sa tutto su come sono nati gli Stati Uniti grazie ai film western".

Il cast del film, applaudito e ben accolto per il momento dalla critica, vede Luca Zingaretti nella parte di Crispi e Toni Servillo in quella di Mazzini.

Continuano le polemiche montate attorno al film di Michele Placido: il "Bel Renè" interpretato da Kim Rossi Stuart non smette di far discutere, specialmente dopo l'esternazione di Placido.

Il regista, in seguito alle critiche mosse per la supposta superficialità con cui è stato affrontato il lato oscuro del bandito Vallanzasca (pluriomicida) e colpevolizzato per aver in un certo senso "mitizzato il male", ha infatti affermato: "Non dimentichiamo che, in questo Paese delle stragi mafiose e del terrorismo, anche in Parlamento c'è chi ha fatto peggio di lui…".


Un altro esperto di polemiche (di tutt'altro genere) è Vincent Gallo che con il suo Brown Bunny scandalizzò giuria, critica e platea del Lido nel 2003, e fu, prevedibilmente, anche un gigantesco flop. Gallo si presenta a Venezia come attore del film "Essential killing" di Skolimowski (vedi foto – storia di un afghano catturato dagli americani perché accusato di terrorismo che si ritrova in mezzo ad una foresta sperduta del Canada dopo essere evaso dal carcere) e di regista del suo film "Promises written in water".

Scritto da Style24.it Unit

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