Maurizio Costanzo in carcere: plagio di Rai Tre

Il carcere è la location più naturale per un reality show.

Già alcuni mesi fa, esattamente l’11 febbraio scorso, scrivevo un post sul web-reality interattivo "Vite Spiate", che cominciava così:

"Il reality show on line ‘Vite Spiate’ prosegue su Web la saga carceraria avviata in  Tv da ‘Grande Fratello’. Carceraria perché, osserva con acume psicologico il critico Ignacio Ramonet a proposito di ‘The Big Brothers’, ‘la trasmissione, ripresa con l’aiuto di telecamere di sorveglianza e specchi speciali, riproduce un tipico dispositivo di controllo (poliziesco, carcerario, militare) che dà allo spettatore una sensazione di potere, di controllo, di dominio e alla lunga rafforza anche il suo senso di protezione (paternalista) nei riguardi dei reclusi volontari’. Insomma, siamo tutti questurini, oltre che telespettatori-consumatori!…".

Ebbene, in questi giorni sono stati annunciati due reality che richiamano proprio la triste realtà delle case di pena in modo esplicito.

Uno la cita in modo metaforico, perché sarà trasmesso su Web dal sito OurPrisoner.com. E’ sponsorizzato da un’azienda informatica statunitense, Bigstring, che ha messo in palio come premio per l’unico concorrente un’assunzione tra i suoi dipendenti con uno stipendio annuo di 60 mila dollari e  un’auto nuova. Vi parteciperà Kieran Vogel, un americano di 35 anni che per sei mesi sarà segregato in casa ed osservato minuto per minuto da 32 telecamere.

L’altro è invece firmato da Maurizio Costanzo ed andrà in onda da un vero carcere in autunno su Italia 1.

La real tv, da distinguere dalla reality tv, perché  documenta in modo diretto la realtà secondo la prassi statunitense "No script, no actors, no editing", e non la rielabora con filtri linguistici sofisticati per trasformarla in un gioco con televoto annesso, aveva già illustrato la vita all’interno di una prigione italiana.

Lo aveva fatto con la trasmissione di Rai Tre "Liberi di Giocare", che registrava le gesta di una squadra di calciatori amatoriali,  detenuti ad Opera.

Ora, si tuffa nel business penitenziario Costanzo, come mi segnala gentilmente don Paolo Padrini, titolare del blog Passi nel deserto.

Che teme, mi pare di intuire dal suo post, che Costanzo possa sfruttare per fini spettacolari con il suo solito cinismo la condizione umana più umiliante: di coloro che sono reietti dalla società e privato del bene più prezioso.

Se questa è la sua paura, in questo caso non credo abbia fondamento.

Probabilmente Costanzo si limiterà a plagiare in versione ampliata la real tv, o tv verità secondo la declinazione italiana, già sperimentata da Rai Tre con il format "Liberi di Giocare". Inficiando così la "storica novità televisiva" tanto millantata nei suoi annunci alla Stampa.

Non penso davvero che possa proporre uno show comprensivo di trenino e giochino con premio finale.

Lui ne sarebbe anche capace, per fare audience.

Ma i dirigenti di un carcere non lo permetterebbero, perchè sono persone serie!
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Scritto da Style24.it Unit

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