Ma su politica e tv ha ragione Berlusconi, alla faccia di Beppe Grillo e dei professorini di sinistra

Chissà se Silvio Berlusconi si è concesso un brindisi per la rimozione di Annozero dai palinsesti della Rai per l'intero mese di campagna elettorale. I bene informati sostengono che sia partito proprio da lui l'ordine di sfruttare il nuovo regolamento sulla par condicio per far fuori Michele Santoro, ordine prontamente eseguito dagli yes-man messi a dirigere la televisione di stato. La conseguente cancellazione di Vespa e Floris sarebbe semplicemente un effetto collaterale, un prezzo da pagare – soprattutto rispetto a Porta a porta – per portare a casa il risultato tanto desiderato: mettere a tacere Santoro.

Molti, anche all'interno dell'entourage del premier, ritengono che Berlusconi si preoccupi eccessivamente per il conduttore di Annozero e che la sua sia diventata quasi un'ossessione. Ma nell'ottica del Cavaliere le elezioni si vincono attraverso il controllo della televisione e chiunque intralci l'informazione monocorde targata Raiset è considerato un pericolo da ridimensionare il prima possibile.

Se volete il ragionamento di Berlusconi è semplice, elementare, quasi grezzo: finché ho le televisioni dalla mia vinco, se qualcuno comincia a farmi il controcanto il mio potere è a rischio. Ma finora questa convinzione ha pagato eccome, e gli intellettuali di sinistra che per quindici anni hanno scritto – spesso a vanvera e senza conoscere i dati – che la televisione non serve a nulla e che il consenso si costruisce sul territorio, sono stati sistematicamente smentiti e sputtanati. Il Cavaliere non sarà capace di grandi elaborazioni teoriche sulla comunicazione politica, ma l'essenziale l'ha capito, alla faccia degli inutili distinguo di tanti professorini progressisti senza arte né parte.

Oggi poi, dalle parti della sinistra movimentista e radical chic va di moda un altro luogo comune, strombazzato anche da quel Beppe Grillo che ormai si atteggia a grande guru e salvatore della patria: che la televisione sia morta e che il consenso politico nasca e si formi su internet. Peccato che i dati dicano che il 70 per cento degli italiani usa come fonte esclusiva o prevalente di informazione politica la vecchia televisione, in particolare i telegiornali, e che solo un misero 10 per cento degli elettori cerca notizie politiche sul web. Ma si sa, l'Italia è piena di gente che filosofeggia sul nulla e che non sa manco leggere una tabella con dei dati percentuali.

Dunque mentre qua noi facciamo della fantascienza sulle potenzialità, certo notevoli, della rete e crediamo di fare opposizione con qualche click su Facebook, il Cavaliere se la ride, continua dopo quindici anni a mantenere un consenso altissimo grazie alle sue tv e mette pure il bavaglio ai pochi giornalisti indipendenti del piccolo schermo. Ma tanto che importa? C'è il blog di Beppe Grillo a salvare la patria.

Scritto da Style24.it Unit

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