Ma la Nuova Tangentopoli non spazzerà via la Seconda Repubblica: la tv questa volta sta dalla parte dei politici

Le dichiarazioni di ieri di Silvio Berlusconi, che ha giudicato dei «birbantelli» le persone che sono state investite dagli scandali di quella che già molti stanno chiamando la Nuova Tangentopoli, hanno ricordato a molti osservatori le famose parole di Bettino Craxi, che definì «un mariuolo isolato» quel Mario Chiesa da cui iniziò poi il terremoto politico-giudiziario dei primi anni 90.

Dunque ci risiamo davvero? La corruzione diffusa che sta emergendo dalle inchieste della magistratura e le minimizzazioni del potere sarebbero il segnale di una nuova implosione del sistema politico, dell'affossamento della Seconda Repubblica?

Io non credo. Certo la situazione oggettiva di malaffare, ruberie, cinismo sembra molto simile a quella della fine della Prima Repubblica, come del resto certificano le cifre della Corte dei Conti sulla vertiginosa crescita dei casi di corruzione, ma le somiglianze finiscono qui.

Perché la magistratura di oggi appare indebolita e anche screditata presso larghi strati dell'opinione pubblica dalle quindicennale campagna di (dis)informazione dei media berlusconiani, che sono riusciti a demolire l'immagine dell'inchiesta Mani Pulite – dipinta come un golpe giudiziario ispirato dalla sinistra – e la fiducia dei cittadini nell'indipendenza dei giudici, accusati di muoversi secondo logiche e finalità politiche.

Come ho già avuto modo di scrivere (qui), citando gli studi di Pier Paolo Giglioli, nel crollo del sistema politico della Prima Repubblica, accanto alla magistratura, giocarono un ruolo fondamentale i media (e la tv in primis), che appoggiarono senza riserve le indagini dei pm garantendo a Di Pietro e colleghi il sostegno popolare necessario e indispensabile per andare fino in fondo ed evitare i colpi di coda del regime.

Oggi invece l'informazione televisiva, ben lungi dall'invocare legalità e giustizia come un tempo, produce editoriali per chiedere il ritorno dell'immunità parlamentare, confonde volutamente garantismo e impunità, censura le notizie più scomode per il potere e fa dell'agiografia sugli indagati. Insomma, è proprio un'altra aria.

Prendete il Tg1 di ieri, si parte con un lungo servizio su una lettera scritta dalle figlie di Bertolaso in difesa del padre (pensa che scoop, e io che credevo lo attaccassero) e si prosegue con un nuovo intervento spot del direttore Augusto Minzolini, che riprende la pappardella berlusconiana sul complotto e punta l'indice contro la gogna mediatica a cui sarebbe stato sottoposto l'eroe della Protezione civile in questi giorni. 

In realtà resta da capire con chi se la stia prendendo Minzolini: chi sta mettendo alla gogna Bertolaso? Perchè in tv sembra che facciano tutti a gara nel difenderlo, e lui – che non è un passante ma il direttore del più importante telegiornale italiano – è l'esempio più chiaro di questa tendenza: contro i giudici e dalla parte del potere, sempre e comunque.

Scritto da Style24.it Unit

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