La televisione che fa fare meno figli

Alberto Alesina, economista italiano di Harvard, cita sull’Espresso una ricerca estremamente interessante di cui, qui su Teleipnosi, non possiamo evitare di parlare. Si tratta di uno studio sul Brasile, in cui dati alla mano si spiegano le variazioni del tasso di fecondità delle donne con la diffusione della televisione e in particolare delle telenovelas, seguitissime nel paese sudamericano.

Queste soap operas raccontano la vita di famiglie molto ricche, spesso scombussolate da tradimenti, gelosie e scontri, ma comunque appartenenti al mondo dorato e allettante dell’alta borghesia. Una loro peculiarità, che le distingue dalle famiglie del proletariato brasiliano, è il numero dei figli che risulta sempre molto basso e sensibilmente inferiore rispetto ai nuclei famigliari del telespettatore medio.

Ebbene la ricerca dimostra con la forza dei numeri che nel tempo, con il diffondersi della televisione anche nelle regioni e presso le famiglie più povere, queste ultime si sono conformate al modello di famiglia proposto dalle telenovelas. In parole povere: le donne, guardando la soap, hanno cominciato a fare meno figli.

Lo studio mostra ancora una volta la straordinaria potenza del mezzo televisivo, qua in Italia più volte sottovalutata e negata – con le conseguenze catastrofiche che conosciamo in ambito sociale e politico – da una intellighenzia storicamente semianalfabeta nel campo delle scienze sociali, della comunicazione e della statistica.

L’abbiamo scritto più volte: i media – e la tv  in particolare visto la sua pervasività – propongo all’audience dei modelli di comportamento, dei quadri valoriali e degli esempi che i telespettatori tendono a considerare come vincenti, moderni, appetibili, e dunque a copiare. Come nota molto bene Alesina, nel quadro del controllo della fecondità, le soap operas brasiliane sembrano molto più efficaci di qualsiasi politica di controllo delle nascite. E se la tv riesce a condizionare la scelta su quanti figli avere, figuriamoci che altro può fare!

Scritto da Style24.it Unit

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