La pupa e il secchione, il trionfo della cartapesta

Qualche tempo fa mi è capitato di seguire sul satellite un paio di episodi del format originale de La pupa e il secchione, prodotto dal canale The WB negli Usa. Com'è nello stile della tv anglosassone lo show durava non più di un'oretta e si basava sul semplice resoconto della settimana trascorsa nella villa tra i concorrenti. E comunque, sebbene tutto si basasse evidentemente sul gioco degli stereotipi, si notava una certa sincerità del racconto, la voglia e la curiosità di descrivere l'incontro tra mondi e persone così diversi: da una parte le belle svampite e dall'altra i classici secchioni tutto libri e università (quelli che negli States si chiamano Nerd).

L'edizione italiana del format, purtroppo tornata in onda con una seconda edizione di cui nessuno sentiva il bisogno, è stata invece prontamente adattata per soddisfare i requisiti dell'intrattenimento targato Mediaset, ovvero stupidità, volgarità e donne nude. Diciamo che La pupa e il secchione in versione tricolore è una sorta di trasposizione sul piccolo schermo delle pellicole della commedia sexy all'italiana, dove del resto il personaggio del tipo goffo e imbranato e quello della bonazza un po' oca non mancavano mai. Insomma, il livello culturale dell'operazione è quello di una barzelletta un po' zozza di Pierino, d'altra parte un certo tipo di pubblico sembra ormai incapace di recepire qualsiasi cosa di appena più complesso.

Ma soprattutto quello che più disturba della trasmissione di Italia uno è l'assoluta mancanza di una seppur minima e vaga traccia di spontaneità. Abbiamo già capito da tempo che il reality è il regno della finzione e della cartapesta, ma qua davvero si tocca il fondo, con i concorrenti che hanno capito benissimo l'antifona, e giocano ad estremizzare al massimo lo stereotipo che devono incarnare. Così le pupe confezionano gaffe a ripetizione – Garibaldi scambiato per Babbo Natale o i Galli discendenti delle galline – per la gioia del pubblico beota e degli autori, mentre i secchioni seguono a ruota, recitando il ruolo degli imbranati cronici e irrecuperabili con eguale inverosimiglianza. La cosa più deprimente è che c'è ancora gente che prende queste pagliacciate sul serio, magari mettendosi a discutere sull'ignoranza manifestata dalle concorrenti.

Infine due ultime righe sulla giuria (ebbene sì, c'è persino una giuria anche se non si capisce a cosa serva) che appare una pregevole sintesi, quasi un emblema, di cosa è diventata la televisione. I giurati sono Platinette, uno che si è messo una parrucca in testa e trascorre la vita a parlare di reality (quindi di stronzate) e passa pure per "persona intelligente", Alba Parietti, una che a 50 anni gioca ancora a fare la soubrette, Angela Sozio, l'amica di papi (Silvio, non Enrico) che non si capisce perché non stia tra le concorrenti, Vittorio Sgarbi, che pur di apparire in video a recitare il solito ruolo del guastatore si presterebbe persino a commentare la lotta nel fango tra uomini, e Claudio Sabelli Fioretti, uno che faceva il giornalista e ha persino diretto, indegnamente ma l'ha pur sempre fatto, il mitico Cuore fondato da Michele Serra. Cosa ci faccia tra questa gente è un mistero, spero per lui che abbia delle ragioni valide, tipo aver perso la casa giocando a poker.

Scritto da Style24.it Unit

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