La più bella della classe, ovvero come si può raccontare il dolore senza scadere nello stile De Filippi – D’Urso

La più bella della classe è uno show, in programmazione su Cielo e in replica su Fox life, nato un po’ sull’onda di Facebook e della mania vintage di questi anni: ci si occupa infatti di ripercorrere la storia delle ragazze più appariscenti e ammirate, quelle che tutti corteggiavano e desideravano, e andare a vedere che fine hanno fatto. Un’idea simpatica, tutto sommato, che nella sua realizzazione concreta però mi aveva subito deluso: perché a parte qualche immagine d’epoca e la solita colonna sonora evocativa alla fine tutto restava molto superficiale, e il giochino si risolveva nella curiosità di scoprire l’aspetto dell’ex miss trent’anni dopo.

Ma questo tipo di racconto televisivo deve necessariamente molto, nel bene o nel male, alla storia e al personaggio di cui si occupa. E l’altro giorno, imbattendomi di nuovo nello show, ho avuto il piacere di seguire un episodio incentrato su una vicenda tutt’altro che banale, che partiva dalla solita descrizione da teen drama hollywoodiano sull’adolescenza di una “bellissima”, tra amiche sincere e gelose, corteggiatori che non davano tregua al citofono e al telefono di casa, noie scolastiche e sogni di successo artistico.

Ma il quadretto idilliaco da sitcom cambia all’improvviso, la bellissima Elena – questo il nome della protagonista della storia – si ammala, il fidanzato palestrato l’abbandona (ma non disdegna di farsi riprendere dalla tv) e le cure cortisoniche le cambiano completamente il fisico e le fanno perdere le misure da miss. In seguito però si sposa, ha dei figli e poi ancora la cattiva sorte: un ictus, il marito che se ne va (ma che bella figura fanno questi uomini!) e di nuovo a combattere, rialzarsi e farcela.

Inorridisco al pensiero della macelleria di buoni sentimenti un tanto al chilo e di lacrimucce studiate che avrebbero fatto di questa storia le nostre regine dello schermo, da Barbara D’Urso a Maria De Filippi, mentre invece nelle mani degli autori di Fox life tutto si è risolto in un racconto dai toni soffusi, riservato, quasi timido a volte, come giustamente deve mostrarsi chi si avvicina al dolore e alla vita degli altri. Senza scadimenti nel luogo comune, senza drammatizzazioni e pietismi, ma con la volontà di rappresentare una storia rispettandone la protagonista, evitando gli stereotipi e senza la pretesa di fare la morale al pubblico.

Un racconto dal profilo basso, riservato e sincero: tanto basta per una bella pagina di televisione. Che si conclude nel modo più bello: Elena, grassa, solare e felice, che riabbraccia la vecchia amica dei tempi del liceo. Senza pubblico, applausi, lacrime a go go e domande inopportune e moleste (e anche Carramba è lontana anni luce).

(Nella foto: un’immagine del programma C’è posta per te con Maria De Filippi).

Scritto da Style24.it Unit

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