Il fondatore di Alibaba Jack Ma è scomparso, che fine ha fatto?

Evelyn Novello

Nata a Milano nel 1995 e laureata in Comunicazione pubblica e d'impresa. Nel 2016 mi sono avvicinata al mondo del giornalismo e da quel momento non più smesso di scrivere.

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Jack Ma, l’uomo più ricco della Cina e fondatore di Alibaba e di Ant Group, ha fatto perdere le sue tracce da giorni.

A ottobre il miliardario uomo d’affari aveva criticato il sistema di regolamentazione finanziaria del Paese e due mesi dopo le autorità antitrust cinesi avevano avviato un’indagine su Alibaba, la più grande società di e-commerce cinese. La Cina non ha niente da dichiarare sulla sua scomparsa, ma che fine ha fatto Jack Ma?

Chi è Jack Ma

Di Jack Ma non si sa nulla e la Cina ha dato l’ordine ai media di non parlarne.

Lo dice il Financial Times, spiegando che il regime avrebbe vietato di parlare dell’imprenditore, della sua società Alibaba e delle indagini antitrust in corso. Jack Ma è l’uomo d’affari cinese 56enne con un patrimonio che si aggirava sui 60 miliardi di dollari. La sua fortuna però ha subito un taglio di 12 miliardi in circa due mesi perché la Cina ha inasprito le leggi che regolano il settore della tecnologia finanziaria.

Classe 1964, Jack Ma è stato il primo imprenditore cinese ad apparire sulla copertina di Forbes e nel 2009 è stato decretato da Times uno degli uomini più importanti al mondo.

Jack Ma si è laureato in inglese nel 1988 e ha cominciato la sua carriera come insegnante di inglese all’università. Lì si è appassionato all’utilizzo del web, tanto che poco dopo ha richiesto un prestito di 2.000 dollari per aprire e gestire un sito sulla Cina, China Yellowpages.

Dopo essersi occupato di promozione del commercio elettronico, nel dicembre 1998 ha raccolto 60mila dollari con 18 amici con i quali ha fondato Alibaba.com e poi Alibaba Group. Nel maggio del 2003 ha fondato la piattaforma di vendita online Taobao, e nel dicembre del 2004 la Alipay, strumento di pagamento online.

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Chi fine ha fatto Jack Ma?

La vicenda che ha portato alla scomparsa di Jack Ma ha le sue origini negli ultimi mesi del 2020.

Tutto è cominciato con l’offerta pubblica iniziale di 37 miliardi di dollari per i pagamenti di Alibaba e Ant Group che è stata annullata dalle autorità all’ultimo nel mese di novembre. Poche settimane dopo, le autorità antitrust hanno annunciato l’apertura di un’indagine su Alibaba e l’intero impero di Ma è stato messo sotto stretto controllo.

Un inquietante retroscena però riguarda ciò che aveva reso protagonista Jack Ma nel mese di ottobre.

L’imprenditore, nella sua ultima apparizione pubblica, aveva tenuto un discorso di dura critica contro le banche statali e le autorità di regolamentazione finanziaria cinesi. L’impressione di alcuni analisti è che proprio quel discorso possa aver in qualche modo sfidato il regime e la sua leadership. “Gli investimenti delle società di Jack Ma sono direttamente associati ad alcune delle famiglie politiche più potenti della Cina. Il fatto che questa volta si stia mettendo nei guai con lo Stato cinese ha probabilmente un’eco politica molto importante, non solo perché ha fatto un discorso che potrebbe aver colpito Xi Jinping, ma anche qualche altro funzionario del Partito Comunista” ha detto Xiao Qiang, un ricercatore dell’Università della California al Financial Times.

E così, da dicembre, il governo cinese ha ordinato ai media di rispettare il silenzio imposto da Pechino circa l’indagine antitrust su Alibaba e di non riportare notizie dall’estero sul tema né, tanto meno, di impegnarsi in un’analisi della vicenda. Intanto, alcune voci provenienti dalla Cina dicono che il governo sarebbe al lavoro per un piano di nazionalizzazione di Alibaba e Ant Group, andando quindi oltre ai controlli annunciati in precedenza.

L’ulteriore freno imposto all’azienda ha fatto precipitare le sue azioni di oltre l’8% e Jack Ma ha fatto perdere ogni traccia da settimane.

Di imprenditori cinesi che sono stati condannati a morte nel Paese, purtroppo, non ne mancano. Di pochi giorni fa è la notizia per cui Lai Xiaomin, ex presidente di China Huarong Asset Management, una delle più grandi società di gestione patrimoniale della Cina, è stato condannato a morte con le accuse di “corruzione e bigamia”.

Non sappiamo quanto siano veritiere le accuse: i tribunali cinesi funzionano in modo diverso dai nostri e si basano sulla “presunzione di colpevolezza” perché reputati colpevoli dal Partito. Gli imputati si possono processare senza un avvocato e senza conoscere l’accusa fino al momento del giudizio. La Cina tuttora è il maggior esecutore di condanne a morte del mondo. Attendiamo sviluppi sul tema.

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