Italia’s got talent e la tv dove fischi e applausi pari sono

Italia's got talent sarà anche un format internazionale famoso in tutto il mondo, ma a ben vedere è la solita vecchia Corrida con un nome inglese accattivante, che fa sempre giovane e moderno, e una formula aggiornata ai tempi dei talent show, grazie ai soliti tre giudici che si dividono i ruoli: c'è l'antipatico che deve irritare il pubblico (Zerbi), la figura materna (De Filippi) e lo "zio" spiritoso e bonaccione (Gerri Scotti). E poi, ovviamente, ci sono i dilettanti allo sbaraglio, alcuni particolarmente bravi e alcuni particolarmente schiappe, perché com'è noto fanno spettacolo e audience sia i primi che i secondi (forse più i secondi dei primi?).

Confesso che se avessi dovuto scrivere una recensione del programma venti o trent'anni fa – anche se a quattro anni redigere un articolo forse mi sarebbe venuto un po' in salita – la mia sarebbe stata di sicuro una stroncatura indignata, con tanto di sermoncino sul cinismo della televisione che dà spazio a certi improbabili aspiranti artisti, che in nessun palcoscenico del mondo potrebbero mai essere presi sul serio, con il semplice intento di solleticare la risata e lo sberleffo del pubblico. Insomma un po' un gioco da bulli, dove l'idiota di turno viene messo al centro dell'attenzione per farsi due risate tra buh e dileggi.

Oggi, nell'anno del Signore 2010, che mi tocca davvero scrivere di questa roba, il mio giudizio non può che essere molto più clemente. Non tanto perché le mie idee siano cambiate – beh forse rispetto a ciò che pensavo a quattro anni qualcosa di nuovo è emerso, però via reggetemi il gioco – ma perché è completamente mutato il contesto sociale, la testa e il metro di valutazione degli spettatori. Se ieri un poveraccio che rimediava una figuraccia alla tv coprendosi di ridicolo rimaneva un poveraccio, pure particolarmente pollo, oggi le cose vanno diversamente: oggi chi arriva a farsi sfiorare dai riflettori televisivi, quali che siano i motivi, risulta comunque un vincente, uno che ce l'ha fatta, uno che merita invidia e ammirazione.

Il pubblico odierno del resto è sempre più generoso, si beve qualsiasi porcheria senza battere ciglio, e anche quando ride dello spogliarellista rachitico o della nonna in minigonna di lattice che balla la musica house, due dei personaggi più strambi apparsi nella trasmissione di ieri, lo fa in modo benevolo e quasi ammirato, perché sa che un istante dopo l'esibizione lo spogliarellista grissino e la nonna discotecara sono già diventati personaggi tv di cui si parlerà nelle case di mezza Italia e da cliccare su Youtube, a cui chiedere un autografo o una foto ricordo.

Ecco perché oggi mi sembra corretto giudicare con molta più accondiscendenza programmi come Italia's got talent: perché probabilmente, seppure il meccanismo dello sfruttamento del ridicolo è sempre in azione, alla fine forse chi ci guadagna di più sono proprio i concorrenti, anche quelli presi in giro, che si godono il loro momento (o qualcosa in più) di notorietà e si preparano a un trionfale ritorno a casa, dove saranno sempre ricordati come quei geni che, pur senza saper fare una cippa, sono riusciti a entrare nel magico mondo dei divi della televisione.

Scritto da Style24.it Unit

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