Halloween, Ognissanti, la globalizzazione (e l’ora legale)

Fine ottobre. E’ tutto un proliferare di servizi ed articoli su Halloween, la notte di Halloween, i party di Halloween, i costumi di Halloween, le zucche di Halloween, i teschi (di plastica) di Halloween.

Mi ricordano alcuni matrimoni in Estremo Oriente. A certi asiatici piace il rito del matrimonio all’occidentale perchŠ “Š figo”, quindi lo riproducono nei minimi dettagli: l’abito da sposa, l’organo, eccetera. Ma non c’Š storia n‚ cultura, dietro. Lo fanno perchŠ Š bello. Una pura questione estetica.

Mi pare che  Halloween in Italia funzioni allo stesso modo. L’abbiam fatto nostro perchŠ “fa folklore”, perchŠ “fa colore”, perchŠ “ahah-che-ridere”. Mi ricordo che appena quindici anni fa, per•, non si festeggiava. C’era (c’Š?) solo Ognissanti, in cui si andava a mettere i fiori sulle tombe dei parenti. Adesso si celebra Halloween perchŠ, se la scelta Š tra l’andare a sbronzarti con le amiche in abitini sexy o portare i crisantemi con la prozia al cimitero, lo capite da voi cos’Š pi— spassoso.

Halloween fa trendy, ma mica tutti sanno di cosa si tratta. Ogni occasione Š buona per festeggiare – e per cercare di venderti qualcosa, of course. Per esempio, quanti saprebbero dire perchŠ si festeggia Carnevale (che, in quanto a costumi, sarebbe il “nostro” Halloween)? Non molti, mi sa.

Sarebbe utile, invece, avere le giuste coordinate spazio-temporali: in fondo ci viviamo, su ‘sto pianeta. Sarebbe d’uopo informarsi almeno un po’. Ultimamente pare che le feste si facciano solo in base a quel che si pu• smerciare: a Natale i giocattoli e i panettoni, a Pasqua le uova di cioccolato e le colombe, a Carnevale i costumi da Batman o da Michele Misseri.

Se qualcuno parlasse di Samhain, la festa dei morti celtica, molti non saprebbero neanche da che parte girarsi. Idem per Lughnasa, la festa di Lugh (o L—g), divinit… dei Galli, che oggi pu• essere associata a Ferragosto. O per la citta di Lione, che anticamente si chiamava Lugdunum: da Lugh, stessa divinit…. O per il pittoresco Arlecchino (cioŠ Hellequin, cioŠ Holle Konig, re dell’Inferno) e la sua connessione con l’ancestrale concetto di Caccia Selvaggia.

In realt… non gliene frega niente a nessuno. L’importante Š avere lo smartphone, apparire alla moda e stare in fila per ore per farsi firmare il libro da Fabio Volo.

Adesso c’Š la globalizzazione, vediamo gli ammerigani che si riempiono di zucche, dolcetti e pipistrelli di gomma e allora ci buttiamo nella mischia anche noi, chŠ siamo cos multiculturali (solo quando conviene, altrimenti siamo tradizionalisti).

Si fan le cose perchŠ le fanno anche gli altri o perchŠ magari l’abbiam visto in tiv—. Senza pensarci troppo. Che pu• starmi pure bene, ma un minimo sindacale di consapevolezza non sarebbe male. E’ un po’ come andare a letto con una di cui sai a malapena il nome: okay, ti sarai pure divertito, ma la mattina dopo cosa succede? E se poi lei Š una pazza? Se Š una superficiale e/o pretenziosa (cosa che personalmente detesto)? E se appena te ne vai corre a sparlare di te con le amiche? E se usa le lacrime come arma, o il sesso come ricatto? Ancora peggio: e se poi ti si presenta davanti con un bebŠ in braccio affermando che Š tuo, perchŠ in realt… Š una disperata che ha cercato il pollo (tu) da incastrare?

Un po’ puttana, penser… qualcuno.

(viva le donne che stanno con te perchŠ ti apprezzano *per ci• che sei*, non perchŠ *vogliono qualcosa*)

Il problema Š che anche noi, a causa dell’onnipresente business/marketing, rischiamo di diventare un po’ puttane. “Viva Halloween!” e magari non sappiamo manco cos’Š. Inizi facendo festa e finisci che ti fanno la festa. Con i media in posizione privilegiata, cioŠ subito dietro, prontissimi ad approfittarne per vendere qualche gadget in pi—.

P.S. = ah, gi…, la questione dell’ora legale/solare. Sessanta minuti in meno. L’altra mattina mi sveglio e alŠ, di corsa (yawn) a rimettere a posto gli orologi di casa. Se ci penso mi viene il magone, perchŠ m’accorgo che Š passato un altro anno. Diobono come corre il tempo. VabbŠ. Io posso capire i motivi economici dietro la scelta di spostar le lancette avanti e indietro ogni sei mesi, ma vedere che fa buio alle quattro e mezza del pomeriggio mi mette addosso una pesante tristezza. E’ proprio necessario?

Scritto da Style24.it Unit

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