Grande fratello 12 ascolti flop: vince La figlia del capitano

Grande fratello 12 di nuovo battuto dalla solita modesta fiction Rai (La figlia del capitano). Insieme al flop del cinepanettone è il segno che qualcosa sta cambiando nei gusti del pubblico: c’entrerà qualcosa la fine del berlusconismo?

Nonostante dopo la capocciata subita dallo scontro con Fiorello il Grande fratello 12 si sia un po’ ripreso, gli ascolti continuano ad essere insoddisfacenti (anche ieri lo show della Marcuzzi è stato battuto dalla solita fiction della Rai), tanto che nelle scorse settimane si era addirittura ventilata l’ipotesi di una chiusura anticipata, poi smentita. Molti osservatori, riflettendo sulla crisi del reality simbolo di Mediaset e sul flop del cinepanettone (e più in generale sui segni di stanchezza del pubblico rispetto a certo intrattenimento), hanno collegato questo nuovo “gusto” degli italiani all’uscita dal berlusconismo.

Niente di nuovo o di originale: non è certo la prima volta che si collegano i consumi culturali alle scelte politiche. Nei primi anni dell’era berlusconiana, dopo la discesa in campo del Cavaliere, molti studi misero in evidenza come esistesse un legame forte e statisticamente significativo tra preferenze televisive e voto in cabina elettorale: chi guardava la Rai con buona probabilità prediligeva i partiti del centro-sinistra, chi preferiva Mediaset quasi invariabilmente metteva la crocetta sul nome di Berlusconi.

Nel corso degli anni le cose sono un po’ cambiate, ma non tanto per l’indebolirsi del rapporto tra politica e televisione, quanto perché la Rai è stata progressivamente berlusconizzata e ridotta a dependance di Mediaset. Probabilmente il giochino di cui sopra funziona ancora bene con Rai tre e La 7 per quanto riguarda il voto al centro-sinistra e con i soliti canali del Biscione per quanto riguarda la destra.

Dunque l’ipotesi non sembra campata in aria, del resto l’intrattenimento targato Grande fratello o Boldi e De Sica ha espresso negli anni i valori tipici del berlusconismo: l’individualismo esasperato, l’ostentazione cafona della ricchezza, lo spregio per lo stato e la dimensione collettiva dell’agire, la mercificazione del sesso e della donna, la derisione degli intellettuali, delle minoranze e di qualsiasi anticonformismo.

Quindi cose in parte già dette. Sarebbe però interessante domandarsi da chi concretamente sia fatta questa Italia del berlusconismo, e perché adesso si stia ridimensionando. In estrema sintesi, possiamo individuare due ceti distinti, che più di altri sono stati conquistati dal sogno del miracolo berlusconiano.

Da un lato, buona parte della borghesia italiana degli imprenditori e dei liberi professionisti, rassicurata nel suo disimpegno politico, tutelata nel radicato egoismo sociale e blandita come centro vitale di una società dove l’unico parametro valido di successo sono i soldi. Dall’altro lato, una consistente fetta di ceti popolari, lavoratori manuali, casalinghe, pensionati, disoccupati e precari con basso titolo di studio, indottrinati dalla tv ai valori del successo economico e della bella vita e conquistati dagli slogan berlusconiani che promettevano a ogni italiano di diventare un ricco cafone con amante ventenne e Ferrari in garage, sul modello appunto delle storie da cinepanettone.

Facile ora capire perché questa base sociale si stia erodendo (negli ascolti e di riflesso nei voti, o il contrario, perché la direzione nel rapporto di causa ed effetto non è molto chiara). I furbi arricchiti nell’Italia della corruzione e dell’evasione fiscale si sentono sempre più sotto attacco, non più presi come modello di riferimento ma odiati in quanto parassiti sociali, e gli aspiranti nuovi ricchi dei ceti più marginali si stanno finalmente accorgendo che mentre Berlusconi prometteva soldi e gnocca per tutti la barca stava affondando. E ora tocca smettere di sognare e cominciare a remare.

(In foto un’immagine della puntata del Gf di ieri).

Altri link:

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Scritto da Style24.it Unit

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