Giobbe Covatta su Tele dico io: “Lungi da me far polemica sulla tv”

Intervista esclusiva
E' da un po' di tempo che non ti si vede in tv, ci sono speranze in merito?

La televisione è lì, magari più avanti rifarò un saltino.
Ma perchè non arrivano proposte valide o perchè sei schifato da quello che vedi?
In televisione ci sono tante cose che fanno schifo ma non è questo il problema, anche perchè non sono certo il tipo che si mette a far polemica sui programmi televisivi. Molto più semplicemente ti dico che tornerò a lavorarci quando i miei amici me lo chiederanno, è per loro che lavoro con felicità… per la Gialappa's… per Fazio…
Proposte esterne alla sfera delle amicizie ne hai ricevute?
Certo, ogni tanto mi chiama qualcuno per propormi di fare una trasmissione, ma fino ad ora ho sempre rifiutato.
E se ti avesse invitato Celentano?
Sarei andato subito, Celentano mi piace molto. Purtroppo non ho visto nessuna delle puntate di Rockpolitik perchè ero impegnato in teatro, ho solo letto quello che riportavano i giornali. Comunque sarei andato sulla fiducia. Però Adriano non mi ha chiamato.
Invece non ti tiri mai indietro quando si parla di Africa. In tv ogni tanto ti si vede divertirti con i bambini africani, ma a telecamere spente qual è il tuo rapporto con quella popolazione?
E’ esattamente lo stesso. Io non vado in Africa come missionario o chissà cos’altro, semplicemente vado in una terra che amo, in mezzo ad una popolazione che mi stimola. Quei popoli sono estremamente affascinanti, sono preistorici: e questo mi piace. Con i bambini africani ho lo stesso rapporto che ho con quelli italiani: gioco con loro come gioco con i miei figli. L’unica differenza è che in Africa è facile divertirsi, con una caramella ottieni la simpatia dei bambini per un mese; del resto non sono abituati a ricevere attenzioni, e quando questo accade è come se impazzissero di gioia.
E tutte queste sensazioni, ma anche altre più dolorose, fanno parte del tuo spettacolo teatrale Melanina e Varechina.
Sì, dove vengono a galla le differenze tra un bambino africano ed uno italiano, che poi sono le stesse che si possono vedere tra un qualsiasi bambino povero ed uno ricco e viziato. Nel mio Melanina e Varechina prendo semplicemente in considerazione la vita di due bimbi, uno bianco e uno nero, proponendo un gioco che illustra il percorso di crescita di due vite così diverse. E alle mie spalle, alle fine dello spettacolo, scorreranno immagini di bambini africani, mentre verrà letta la dichiarazione dei diritti umani.

Scritto da Style24.it Unit
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