Festival Venezia 2011: Wilde Salome di Al Pacino

Recensione di Wilde Salome, ultima fatica registica di Al Pacino, presentata fuori concorso alla Mostra del cinema di Venezia. Segui il Festival su Blogosfere Spettacoli

Un’altra delle sorprese felice della Mostra del cinema di Venezia proviene dalle pellicole fuori concorso. Trattasi del film documentario/making of/backstage di Al Pacino, Wilde Salome.

Nel cast dell’ultima opera (e nello spettacolo teatrale da cui è tratta) del protagonista di tantissimi film entrati nella storia del cinema, tra cui Donnie Brasco, Scarface e Carlito’s Way, la Jessica Chastain del discusso film di Terrence Malick, The Tree of Life, che ha conquistato la Palma d’oro a Cannes.

Wilde Salome intreccia quattro diversi piani narrativi, riuscendo ad amalgamarli con efficacia, istituendo persino degli interessanti paralleli e connessioni tra alcuni di essi: il primo è quello della messa in scena della Salomè di Oscar Wilde, diretta e interpretata dallo stesso Al Pacino; il secondo è rappresentato dalla documentazione video di quell’esperienza e dalla trasposizione cinematografica di alcune parti del dramma; il terzo è il viaggio personale di Al Pacino sulle orme di Wilde, una sorta di viaggio attraverso le opere e la vita dello scrittore, in particolar modo l’ultimo periodo della prigione e dell’esilio; il quarto riguarda la lotta del regista contro i produttori, che svela molti aspetti della vita privata della star, il suo metodo lavorativo e i suoi piccoli rituali scaramantici.

Va dato atto ad Al Pacino di essere non solo un interprete straordinario, ma questo già lo sapevamo, che si permette pure di gigioneggiare a più riprese, senza mai eccedere, rimanendo sempre in parte, ma anche un sensibile e capace direttore della riprese e organizzatore del set, dato che la sua versione filmica della Salomè è estremamente affascinante. La grandiosa performance degli interpreti (su tutti splende l’eroina del titolo – Jessica Chastain), il sapiente uso della macchina da presa che sa quando cercare e scavare nei visi degli attori e nella loro mimica facciale e quando invece allontanarsi per coglierne la debordante fisicità, l’ottima scelta delle musiche, rendono questi frammenti tra i maggiori esempi di “film teatrale” degli ultimi anni.

Ci sono delle pecche nel film, ma si tratta di peccati veniali, piuttosto marginali: una certa scollatura tra i vari piani narrativi e un ritmo che all’inizio stanca a causa della frammentarietà delle sequenze; tuttavia questi piccole macchie vengono spazzate via nella parte finale, quando predomina su tutto la furia della Salomè rossa della Chastain e la follia del Tetrarca di Al Pacino. Un film interessante, anche per il modo in cui si nutre delle sua anima teatrale, cannibalizzandola e ricreandola secondo le regole e le suggestioni del cinematografo.

Sicuramente da non perdere, quando arriverà in sala (è anche un augurio e un suggerimento per eventuali distributori)

p.s.
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Scritto da Style24.it Unit

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