Emilio Fede trova lavoro da Gad Lerner?

Fede e Berlusconi al tramonto? La sinistra de noantri pensa subito a rivalutarli e offrirgli un’altra chance: non sia mai che poi si debbano davvero realizzare i cambiamenti promessi

A scanso di equivoci, non nutro nessun particolare sentimento di ostilità nei confronti di Emilio Fede, e anzi gli auguro una vecchiaia lunga e serena. Magari, però, lontano dal video. Invece a quanto pare, preparatevi, nelle prossime settimane ce lo ritroveremo un po’ ovunque, soprattutto nei talk di sinistra, dove il buonismo del politicamente corretto di stampo cattocomunista impone l’abbraccio con il “nemico” e il finale a tarallucci e vino. Gad Lerner per esempio, suscitando non proprio un’ondata di entusiasmo nel suo pubblico, ha già comunicato che vorrebbe ritagliare addirittura uno spazio fisso per Emilio all’interno del suo Infedele. Ed è solo l’inizio.

Del resto l’ex direttore del Tg4 è sempre stato trattato con i guanti di velluto dall’altra parte politica, considerato di volta in volta o come un’innocua macchietta folcloristica o come un caso patologico di innamoramento del padrone. Intanto però Emilio dirigeva e conduceva un telegiornale che, a volerlo esaminare con un minimo di obiettività e con criteri giornalistici più che sentimentali, non si può che giudicare scandaloso: uno spot promozionale ininterrotto per il partito del suo editore, con allegro distorcimento di qualsiasi notizia e massacro di tutte le voci critiche. Un telegiornale, per la cronaca, seguito da due- tre milioni di persone; ma i grandi strateghi della sinistra italiana hanno sempre sostenuto che le elezioni non si vincono in televisione. Infatti,  nel loro caso si perdono.

Del resto lo stesso spettacolo, se ci fate caso, è andato in onda con Bettino Craxi – che tutti ormai fanno a gara a rivalutare – e sta andando in scena con Silvio Berlusconi. Il quale, ogni volta che sembrava sul punto di cadere, scatenava immancabilmente una serie di imbarazzanti piagnistei tra gli avversari di sinistra, pronti a giurare e spergiurare che mai e poi mai avrebbero infierito su quella fine e a paventare, schifati, l’immagine dei voltagabbana pronti a salire sul nuovo carro del vincitore. In realtà poi andava sempre a finire come sappiamo: Berlusconi riscalava le vette del consenso e del potere e partivano le solite epurazioni televisive, le leggi vergogna e le cannonate contro l’opposizione.

La verità è che fare i buonisti è molto comodo: è un ottimo stratagemma per evitare di prendersi le responsabilità della vittoria e procrastinare l’ora delle riforme e dei cambiamenti che si promettevano dalle fila dell’opposizione. “Berlusconi è un pericolo per la democrazia e bisogna rovesciarlo il prima possibile”, ma dopo però ci fanno un governo insieme. “Emilio Fede è il simbolo di un giornalismo asservito al potere e senza più nessuna autorevolezza”, ma per carità che non si azzardi ad andare in pensione. Insomma, questo  buonismo da sinistra alle vongole è il modo migliore per realizzare la vecchia massima del Gattopardo: tutto deve cambiare affinché nulla cambi.

(In alto: Gad Lerner; fonte: infophoto).

Scritto da Style24.it Unit

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